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Sabato 22 ottobre: Associazione Vivavoce per una cultura più inclusiva per tutti

Nella seconda puntata di Tu Si Que Vales del 24 settembre, i giudici hanno sbeffeggiato il Sig. Mario per la sua balbuzie.
Questo tipo di comicità non fa altro che alimentare quelle che sono già le difficoltà che devono affrontare le persone balbuzienti tutti i giorni e dà spazio ad atti di bullismo anche fuori da un contesto comico.

Sabato 22 ottobre in occasione della Giornata Mondiale di Sensibilizzazione alla balbuzie l’Associazione Vivavoce ha inviato una segnalazione formale ad AGCOM per denunciare gli atti discriminatori avvenuti durante questa puntata e, in contemporanea, è stata lanciata anche una petizione su Change.org per richiedere delle scuse da parte dei giudici.

Ogni firma un grande aiuto per far sentire la nostra voce e cercare di costruire insieme una cultura più inclusiva per tutti. Sostieni anche tu il progetto e lascia una firma sulla petizione.

 

 

 

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“Sì, balbetto.” Alessio Cragno, portiere del Monza, si espone sulla sua fatica

Ora mi chiama, ce la farò a dire il mio nome?”, una preoccupazione comune condivisa tra molti giovani atleti balbuzienti al momento della chiama prima della partita.

Superare la difficoltà di rispondere prontamente e non fare scena muta è uno dei motivi che spingono molti di questi ragazzi a rivolgersi al Centro Vivavoce.

 

 

È proprio di pochi giorni fa l’intervista rilasciata da Alessio Cragno, ex portiere del Cagliari e nuovo acquisto del Monza, in cui senza peli sulla lingua racconta di cosa significhi convivere con la balbuzie. Non tutti possono sapere cosa vuol dire aver paura di bloccarsi ancora prima che il telefono cominci a squillare o prima di chiedere il caffè al bar. Da piccolo quasi non ti rendi conto, ma poi intorno a te capisci che il tuo modo di comunicare non è come quello di tutti gli altri.

Cragno è un punto di riferimento per tanti ragazzi e ragazze che seguono il calcio, ed è importante che personaggi del suo calibro si espongano e mostrino le loro debolezze, come tutti. Essere balbuzienti non vuol dire nascondersi per sempre o dover affrontare da soli le difficoltà, ma accettare il proprio modo di parlare senza farsi limitare dalla paura di bloccarsi durante un discorso, un’intervista, un’interrogazione o quando devi rispondere all’appello.

Le parole di Cragno ci hanno commosso perché avere quella forza, avere una famiglia che ti supporta e che, prima di tutto, ti sprona ad accettare chi sei con una buona dose di autoironia sono elementi decisivi nel modo in cui si affronta questa difficoltà.

Le discriminazioni contro cui devono lottare ogni giorno le persone disfluenti sono innumerevoli, ma intraprendere un percorso riabilitativo per superare la balbuzie deve essere una scelta, non un dovere. 

In funzione di questo, il messaggio di Cragno è di grande rilevanza per tutti quei ragazzi che hanno a che fare con la balbuzie: chi è interessato a sentire quello che hai da dire, può aspettare qualche secondo in più. Gli altri possono anche non ascoltare.

Vivavoce Focus

Afasia: che cos’è?

L’afasia è un disturbo del linguaggio causato da una lesione cerebrale a carico delle cosiddette aree del linguaggio localizzate nell’emisfero sinistro di ogni individuo. Queste aree cerebrali permettono alle persone di parlare e di comprendere il linguaggio.

Che cos’è l’Afasia?

L’afasia dunque, rende la persona incapace di esprimersi normalmente nelle attività comunicative quotidiane. Questa condizione rende le persone afasiche incapaci di compiere attività che sembrano scontate e acquisite una volta per tutte, come ad esempio fare una chiacchierata con un amico, leggere un libro, scrivere i propri pensieri.

L’afasia compromette un ambito fondamentale della vita delle persone: la socialità. Tuttavia, questo disturbo del linguaggio non altera in alcun modo l’intelligenza delle persone né la loro capacità di provare sentimenti ed emozioni.

Nonostante l’afasia sia una condizione che rimane ai più sconosciuta, le statistiche annuali riportano numeri in aumento per quanto riguarda questo disturbo del linguaggio. Ad oggi si stima ci siano in Italia circa 150.000 pazienti afasici a seguito di malattie o lesioni cerebrovascolari, con 120.000 nuovi casi di ictus ogni anno, di cui almeno 15.000 riportano deficit linguistici severi.

Le diverse forme di Afasia

I disturbi afasici possono assumere forme molto diverse. Il paziente afasico può non essere più in grado di parlare, oppure di comprendere, o ancora di scrivere o di leggere.

La sensazione riportata maggiormente dai pazienti che soffrono di questo disturbo del linguaggio è quella di non riuscire a trovare la parola giusta. In altri casi le parole vengono trovate facilmente ma il paziente non è in grado di combinarle in frasi corrette dal punto di vista grammaticale. Spesso invece, le parole vengono articolate in modo non corretto, magari solo avvicinandosi al suono alla parola che si voleva esprimere.

Questo accade perché disturbi motori possono accompagnare la condizione di afasia, e ciò si ripercuote anche nell’articolazione della parola.

Il rapporto con gli altri

La persona afasica si ritrova in una condizione in cui non è più in grado di esprimere i propri pensieri, i propri sentimenti, ed è solita manifestare rabbia, frustrazione e sintomi depressivi. Questo porta chi è affetto da afasia a vivere improvvisamente all’ombra della società, in una condizione di isolamento.

Il linguaggio è alla base della società umana. Quando non può più essere utilizzato normalmente e fluentemente, la persona tende a perdere autonomia e inclusione nei diversi contesti sociali, lavorativi e familiari.

I professionisti che possono aiutarti a curare l’Afasia

Il paziente afasico necessita di una rete di supporto che comprende medici, neuropsicologi, logopedisti e assistenti sociali.

La riabilitazione tempestiva messa in atto da specialisti del settore risulta di fondamentale importanza nel recupero delle abilità linguistiche.
Questo recupero implica un miglioramento che può manifestarsi nei diversi ambiti della vita di un paziente afasico.

La famiglia e i caregivers

Il paziente afasico e la sua famiglia si trovano a dover gestire e affrontare una nuova condizione di vita che inevitabilmente presenta delle criticità.

Oltre al supporto fornito dagli specialisti, la persona afasica necessita di grande sostegno da parte della famiglia.
L’afasia non cambia la persona nel suo essere, l’afasia rende la persona incapace di comunicare. Tuttavia, la comunicazione non è fatta di sole parole. Di conseguenza i familiari si troveranno, insieme alla persona afasica, a stabilire nuove e diverse forme di comunicazione.

Il paziente ed i sui familiari devono essere informati sul disturbo del linguaggio che caratterizza la persona afasica. Soltanto in questo modo, familiari e caregivers potranno aiutare l’afasico a superare i propri limiti comunicativi.

 


 

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Vivavoce Focus

Cause della balbuzie: gli approcci psicologici

Approcci e teorie sulle cause della balbuzie

Le teorie che tentano di spiegare le cause della balbuzie si distinguono in due diversi approcci: quello psicologico e quello biologico.

La vera natura della balbuzie è infatti sempre stata oggetto di discussione. Nel corso degli anni si sono avvicendate diverse ipotesi sulle sue cause. Ma ciascuna di esse si è focalizzata su un aspetto particolare.

Le teorie psicologiche spiegano la balbuzie in termini di problemi psicologici, di natura emotiva o addirittura patologica.

Cause della balbuzie: la prospettiva psicologica

Psychoemotional theories

Queste teorie sostengono che la balbuzie possa essere causata da traumi psicologici, disturbi emotivi o particolari tratti della personalità.

Sebbene siano estremamente conosciute, hanno ricevuto uno scarso supporto scientifico e alimentano gli stereotipi sulla balbuzie. Un esempio èl’idea che essa sia dovuta all’ansia o ad eventi traumatici verificatisi durante l’infanzia.

Al contrario, è plausibile che problemi psicologico-emotivi (ad esempio, alti livelli di ansia) si manifestino come conseguenza della balbuzie, per poi contribuire al suo rafforzamento e mantenimento.

The anticipatory-struggle hypothesis

L’idea alla base di questa teoria è che la causa principale della balbuzie sia la convinzione del balbuziente stesso circa la difficoltà del linguaggio.

In parole povere, una difficoltà nel parlare durante l’infanzia può causare nel bambino un senso di frustrazione, per il fatto di avere difficoltà a comunicare in modo efficace con gli altri, e instillare la convinzione che “parlare è difficile”. Di conseguenza, il bambino anticipa il blocco quando sta per parlare e si sforza e va in tensione nella convinzione che quello sia l’unico modo per pronunciare la parola. In sostanza, si può dire che se un balbuziente dimenticasse improvvisamente di essere tale, smetterebbe di balbettare.

Questa teoria, seppur suggestiva, presenta alcuni limiti. Per esempio, non spiega perché in alcune situazioni la fluenza migliora notevolmente (ad esempio, durante il canto o parlando sui battiti di un metronomo). Oppure perché il blocco avviene anche quando le persone non provano ansia o tensione. Inoltre, il modello non spiega chiaramente come può avvenire il passaggio dalla convinzione che “parlare è difficile” al blocco vero e proprio, né perchè i bambini con difficoltà linguistiche debbano sviluppare la balbuzie piuttosto che altre difficoltà linguistiche.

The demands-capacities model

Si tratta di un modello che mette in relazione le risposte comportamentali alle richieste degli stimoli ambientali.

Questo modello sostiene che la balbuzie è il risultato dell’interazione tra fattori interni e fattori ambientali. Essa emerge quindi nei bambini quando le richieste dell’ambiente, specificamente all’interno di situazioni comunicative, sono maggiori delle capacità linguistiche che il bambino ha sviluppato fino a quel momento.

A sostegno di questo modello, si può osservare che quasi tutte le persone possono sperimentare dei piccoli blocchi in situazioni comunicative molto impegnative, come parlare in pubblico.

Anche questa teoria però presenta alcuni limiti. Fra tutti, non spiega perché alcuni bambini balbettano anche in situazioni comunicative poco o per niente stressanti. Viceversa, ad alcuni balbuzienti capita a volte di non balbettare proprio in situazioni particolarmente impegnative.

The covert-repair hypothesis

Secondo questa ipotesi, la balbuzie è il risultato di un eccessivo auto-monitoraggio del discorso interno.

In sostanza, la balbuzie si verifica quando la persona rileva degli errori durante la codifica fonologica del discorso (ossia, una rappresentazione mentale di tutti i suoni che devono essere prodotti), e cerca di correggerli prima che le parole vengano effettivamente pronunciate.

Secondo questa ipotesi, la balbuzie potrebbe quindi essere dovuta a un deficit della codifica fonologica.

Alternativamente, è possibile che i balbuzienti tendano a parlare più velocemente delle altre persone, non riuscendo a correggere questi errori in tempo.

Questa ipotesi sembra coerente con l’osservazione che, durante i blocchi, le parole sembrano quasi essere “trattenute” e che i blocchi si verificano proprio nel passaggio da un suono all’altro all’interno delle parole. Tuttavia, ci sono alcune evidenze sperimentali che contraddicono questa ipotesi. Per esempio, è stato osservato che le persone che balbettano non commettono più errori durante la produzione linguistica rispetto alle altre persone, e che parole fonologicamente più complesse non causano più blocchi delle altre.

I limiti delle teorie psicologiche sulla balbuzie

Le teorie che affrontano la balbuzie da un punto di vista psicologico ritengono che essa possa essere causata da

  • problemi psicologici-emotivi
  • comportamenti acquisiti in determinate situazioni ambientali
  • difficoltà nella pianificazione del linguaggio.

Dal punto di vista clinico, queste teorie incoraggiano l’uso di trattamenti mirati a ridurre l’ansia e il potere di alcuni stimoli ambientali nello scatenare la balbuzie. È plausibile che ciascuno dei fattori presi in esame sia implicato nella balbuzie, anche se, naturalmente, nessuno di essi può esserne considerato la causa principale.

Ad esempio, balbuzie e ansia sono sicuramente legate tra loro, ma probabilmente è la prima a causare la seconda, e non il contrario.

Allo stesso modo, le condizioni ambientali influenzano sicuramente la balbuzie, ma questo non implica che la balbuzie sia soltanto un comportamento acquisito in particolari condizioni ambientali, alla stregua di un qualsiasi comportamento appreso tramite condizionamento, ma più complesso.

Il ruolo e l’influenza di tutti questi fattori dimostrano sicuramente la natura complessa e multidimensionale della balbuzie, ma non sono sufficienti a spiegarne la causa: è necessario un ulteriore step.

Sappiamo che il linguaggio, così come ogni altra funzione cognitiva, è governato dal nostro cervello. Sappiamo che quando la struttura o la funzione del cervello vengono alterate, anche lievemente, possono comparire dei disturbi o delle alterazioni del comportamento. Sappiamo che i moderni strumenti di ricerca ci permettono di studiare in modo efficace la struttura e la funzione del cervello.

Il prossimo step ci porta dunque alla biologia: c’è qualcosa nel cervello che può spiegare la balbuzie?

 

Il colloquio per la valutazione della balbuzie in Vivavoce è gratuito!

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Il Centro Medico Vivavoce è specializzato nella diagnosi e nella cura dei disturbi del linguaggio, della voce e della comunicazione. Dal 2011 è centro di eccellenza per la riabilitazione della balbuzie secondo il Metodo MRM-S.

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Foto: Dih Andréa da Pexels

Vivavoce Focus

Balbettare a due anni: la storia di Aurora

Come spesso accade i genitori sono i testimoni più consapevoli di quello che accade ai loro bambini, di quello che vivono, dei problemi e dei progressi che fanno. È per questo che accompagniamo la testimonianza dei nostri piccoli pazienti a quella dei loro genitori per farci raccontare la loro esperienza con Vivavoce.

Come nel caso di Aurora, una vivace bambina abruzzese di otto anni e mezzo. Mamma Rosanna ci racconta quando si è accorta che la figlia era in difficoltà e come è cambiata la sua vita oggi.

A che età Aurora ha iniziato a balbettare?

Aurora ha iniziato a parlare molto presto e correttamente.

Intorno a due anni e mezzo però, poco prima dell’ingresso nella scuola dell’infanzia, ha iniziato con degli episodi sporadici di balbuzie, aveva difficoltà con alcune parole.

Il problema si è accentuato con l’ingresso a scuola, il primo distacco effettivo di Aurora da casa, un contesto nuovo con nuove maestre e compagni.

Da lì in poi è cominciato un peggioramento, sempre di più, sempre più evidente. Ogni volta che c’erano degli incontri scuola-famiglia, la maestra mi faceva presente questo problema.

La situazione mi rendeva sofferente. Da mamma e spettatrice, ero tesa perché vedevo che la mia bambina voleva esprimersi, dire tutto ciò che pensava e che faceva a scuola. Notavo però come si frenasse, come facesse fatica a dare voce ai suoi pensieri.

In quali situazioni la balbuzie rappresentava un limite per Aurora?

Sicuramente quando si trattava di socializzare con i suoi amichetti.

Entrava nel gruppo ma non esponeva mai la sua idea, non proponeva mai un gioco. Lei era sempre quella che accettava passivamente ciò che le dicevano e che facevano gli altri. Anche se a lei non stava bene qualcosa, pur di non parlare annuiva e li seguiva.

Dal punto di vista scolastico, all’ingresso nella scuola primaria le maestre erano concordi. Aurora era una bambina attenta e intuitiva, però quando veniva interpellata le sue risposte erano sempre brevi e concise.

Come vi siete approcciati al problema?

Ne ho parlato innanzitutto con la sua pediatra che mi ha consigliato di aspettare.

Diceva di vedere come si sarebbe evoluta la situazione; è vero che spesso la balbuzie non è permanente ma si supera naturalmente con la crescita. Passava il tempo però la situazione anziché migliorare peggiorava.

Cosa vi ha convinto di Vivavoce?

L’approccio dei professionisti di Vivavoce è stato molto efficiente ed efficace.

Gli operatori hanno saputo mettersi all’altezza dei bambini. Sono stati tutti professionali ma al tempo stesso hanno sempre saputo rapportarsi con loro, cosa che non è facile. Con le sue attività, Vivavoce ha continuato a incuriosire sia mia figlia che gli altri bambini. Hanno appreso tutto quello che dovevano, ma sotto forma di gioco.

Aurora era felice di aver conosciuto altri bambini “come lei”, mi ha detto.

Cosa è cambiato dopo il percorso con Vivavoce?

La nostra vita è cambiata, siamo tutti più sereni.

Prima anche non volendo ero agitata e ansiosa. Ad essere cambiata è soprattutto Aurora, si è aperta tantissimo. “Mi hanno insegnato a parlare bene”, dice ora. Abbiamo visto i risultati anche a livello scolastico, in particolare nelle interrogazioni orali. La differenza si vede nei voti e in ciò che dicono le maestre.

Da mamma vedo questo cambiamento ad esempio quando andiamo a fare la spesa e lei vuole sempre interagire al banco, mentre prima stava nascosta dietro di me, in silenzio, a guardare per terra.

Aurora adesso è sbocciata.

Mi sento però di dover dire che l’impegno non è solo del bambino ma è anche della famiglia. Il paziente durante il corso impara tantissimo ma ha bisogno del sostegno di tutta la famiglia. Diversamente, tutti i sacrifici fatti in quelle due settimane andranno persi nel giro di pochissimo perché il bambino non viene corretto e non viene aiutato. Il paziente va sempre incoraggiato anche se il corso è impegnativo.

E i risultati si vedranno nel giro di pochissimo.

a cura di Michela Ria

 


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Vivavoce: sede aperta e visite specialistiche in sicurezza

In osservanza del DPCM del 3 novembre 2020, proseguono le visite specialistiche e le attività riabilitative.

Anche in questo momento di emergenza sanitaria, desideriamo garantire la continuità delle cure e delle attività di riabilitazione a tutti i nostri pazienti. Il Centro Medico Vivavoce rimane aperto, sempre nel rispetto di rigorose misure di sicurezza.

 

Visite specialistiche

Presso la sede di Milano è possibile prenotare visite specialistiche e di controllo in:

  • Neurologia
  • Neuropsichiatria infantile
  • Otorinolaringoiatria e Foniatria

Riabilitazione della balbuzie

I percorsi di riabilitazione della balbuzie proseguono, anche in presenza, a Milano e nelle altre città. Ecco cosa prenotare.

  • Colloquio individuale e gratuito per la valutazione della balbuzie: prenotabile presso le sedi di Milano, Udine, Bologna, Caserta e Catania, oppure online.
  • Corsi intensivo, disponibile tutte le settimane presso la sede di Milano e nelle altre città secondo i calendari pubblicati sul nostro sito.
  • Sessioni individuali di riabilitazione post corso in modalità mista, online e in presenza, con il professionista di riferimento, nel rispetto nelle norme di sicurezza (distanziamento, utilizzo dei DPI, sanificazione degli ambulatori), presso le sedi di Milano, Udine, Bologna, Caserta e Catania.
  • Percorso Genitorialità, per i genitori di bambini in età prescolare (2-5 anni) che iniziano a manifestare la balbuzie: il primo colloquio telefonico è gratuito.
  • Valutazione logopedica infantile, prenotabile presso la sede di Milano.

Psicoterapia

Il nostro team di Psicoteraputi prosegue l’attività di supporto psicologico e la Psicoterapia in presenza e da remoto, secondo le esigenza dei singoli pazienti.

Logopedia, Neuropsicomotricità e Osteopatia

Viene garantito lo svolgimento delle sedute di riabilitazione del linguaggio, dell’apprendimento, dei disturbi del neurosviluppo.

Valutazione e certificazione dei disturbi dell’apprendimento

Ai bambini che necessitano di intraprendere l’iter diagnostico per la valutazione e certificazione dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento è garantito lo svolgimento delle sedute nella massima sicurezza.

  • Tutti gli ambulatori e i dispositivi utilizzati vengono sanificati tra una utenza e l’altra.
  • Si predilige l’utilizzo di documenti digitali. Il materiale cartaceo utilizzato per le valutazioni viene stampato al momento per ciscun utente.
  • durante i test, il professionista è dotato di mascherina e schermo protettivo.

Ricordiamo a tutti i nostri pazienti che gli spostamenti per motivi di salute sono sempre consentiti, muniti di autocertificazione.

Per qualsiasi richiesta o necessità vi invitiamo a contattare la segreteria del centro dal lunedì al venerdì dalle 9:00 alle 20:00 ai seguenti recpaiti: 02 36692464 – 334 7288188.

 

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Vivavoce Focus

L’Altered Auditory Feedback e il trattamento della balbuzie

Cosa si intende per Altered Auditory Feedback (AAF) e quale efficacia hanno queste tecniche nel trattamento della balbuzie?

Le cause della balbuzie

Le cause della balbuzie sono ancora in gran parte sconosciute, nonostante negli ultimi anni sia aumentato l’interesse verso questa condizione, in particolare nelle neuroscienze.

I più recenti studi condotti proprio in questo ambito sulla balbuzie suggeriscono tuttavia alcune possibili cause:

  • difficoltà nell’integrazione delle informazioni sensoriali (motorie, uditive, somatosensoriali) necessarie alla corretta coordinazione dei movimenti che dobbiamo eseguire durante produzione verbale;
  • una cattiva integrazione tra le aree motorie del cervello (che ci dicono quali sono i movimenti da compiere per parlare correttamente) e le aree uditive (che ci forniscono informazioni di feedback per correggere eventuali errori).

In entrambi i casi le informazioni sensoriali, in particolare quelle uditive, sembrano svolgere un ruolo molto importante. Per chi balbetta non è certamente una novità: la balbuzie, infatti, si riduce drasticamente nella lettura corale o nel parlato all’unisono.

Sebbene non sia ancora chiaro in che modo il feedback uditivo sia coinvolto nella balbuzie, questi fenomeni sono stati sfruttati come forma di trattamento: le tecniche che si basano su queste evidenze per ridurre o eliminare la balbuzie vengono definite collettivamente Altered Auditory Feedback.

Per approfondire: Come si impara a parlare: il modello DIVA

Definizione e tipi di Altered Auditory Feedback

Per Altered Auditory Feedback (AAF) si intende infatti l’insieme di quelle tecniche che permettono di alterare elettronicamente il segnale verbale, in modo che il parlante percepisca la propria voce in modo diverso dal normale.

Possiamo distinguere tre tipi di AAF in base al modo in cui la voce del parlante viene alterata:

  • Masked Auditory Feedback (MAF): la voce del parlante viene attenuata o mascherata dall’aggiunta di un rumore. L’utilizzo del MAF si è mostrato subito efficace nel ridurre la balbuzie, tuttavia il suo utilizzo si è ridotto nel tempo in quanto altri tipi di AAF risultavano più efficaci;
  • Delayed Auditory Feedback (DAF): la voce del parlante viene rimandata all’orecchio del soggetto dopo un intervallo di tempo di durata variabile. Il risultato è che il soggetto percepisce la propria voce con un breve ritardo. L’intervallo di tempo di solito è molto breve (50-100 ms) e gli effetti possono cambiare a seconda dell’intervallo scelto;
  • Frequency Altered Feedback (FAF): questa tecnica è più recente e consente di modificare, alzandola o abbassandola, la frequenza della voce del parlare. Anche in questo caso, l’effetto di questa tecnica sembra dipendere da quanto viene modificata la frequenza.

Effetti dell’Altered Auditory Feedback

Oggi sono in vendita molti dispositivi di AAF. Si tratta di dispositivi elettronici molto piccoli, quindi non eccessivamente invasivi, progettati per poter essere utilizzati nella vita quotidiana. Attraverso questi dispositivi, la voce della persona viene raccolta da un microfono, elaborata e ri-trasmessa con le opportune modifiche (di cui si è parlato nei paragrafi precedenti) attraverso delle cuffie.

Tuttavia, si può concludere che le tecniche di AAF siano efficaci nel trattamento della balbuzie?

Gli esperimenti che hanno studiato l’effetto dell’AAF sono pochi e mostrano comunque risultati molto variabili. Ad esempio, esso sembra avere effetti molto rilevanti durante la lettura (con una riduzione della balbuzie tra 40-85%), ma non durante i monologhi. L’AAF si è mostrato efficace, invece, in condizioni di ansia in cui si deve esporre un testo preparato (ad esempio, durante una presentazione).

Molti dubbi rimangono sulla sua efficacia a lungo termine e in situazioni naturalistiche (cioè al di fuori dall’ambiente sperimentale), anche se alcuni dati suggeriscono che gli effetti potrebbero essere ancora visibili dopo un utilizzo di 3-4 mesi.

L’aspetto più rilevante, infine, è che gli effetti dell’AAF sono presenti solo fintanto che viene utilizzato il dispositivo apposito. Esso, quindi, non genera alcun cambiamento a lungo termine dei circuiti neurali coinvolti nella balbuzie, per il quale è invece necessario attuare un processo riabilitativo.

Supera la balbuzie con noi

Metodo clinico dimostrato
Il metodo MRM-S per superare la balbuzie è scientificamente dimostrato da un progetto in collaborazione con l’Università San Raffaele

Esperienza consolidata
Vivavoce ha aiutato oltre 1300 pazienti in tutta Italia a superare la loro balbuzie