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Attacchi di panico è un termine molto comune. Ma di cosa si parla esattamente? Come riconoscere gli attacchi di panico e distinguerli da momenti di grande paura?
Secondo il Manuale Diagnostico Statistico (DSM-5) gli attacchi di panico sono
periodi precisi di intensi paura o disagio, durante i quali quattro o più sintomi si sviluppano improvvisamente raggiungono il picco nel giro di 10 minuti.
Gli attacchi di panico sono episodi:
Gli attacchi di panico non sono veri e propri disturbi psichiatrici. Ma per superarli esistono strategia di cura, che è importante attivare in tempo.
Gli attacchi di panico sono definiti da specifici sintomi.
Si tratta di sintomi di natura fisica (per esempio, alterazione del battito cardiaco) oppure cognitiva (per esempio, pensieri). Questi sintomi allarmano moltissimo la persona, fino a farla temere di perdere il controllo, impazzire o morire.
Tali sintomi, per quanto intensi e spaventosi, non comportano, però, un rischio fisico reale.
Perché si possano diagnosticare gli Attacchi di Panico devono presentarsi, in modo brusco e intenso, almeno 4 dei seguenti sintomi:
Gli attacchi di panico non solo sono riconducibili a sintomi specifici. Ma hanno caratteristiche precise.
Durante gli attacchi di panico i sintomi raggiungono un’intensità estrema nel giro di pochi minuti, di solito una decina. Poi si riducono e scompaiono progressivamente.
Conoscere l’andamento e la non pericolosità dell’attacco può essere utile in terapia, per restituire a chi ne soffre un maggior senso di controllo.
In apparenza gli episodi di panico possono sembrare improvvisi e inaspettati, non associati a situazioni particolari.
Le ricerche hanno dimostrato che non si tratta di semplici fulmini a ciel sereno. Gli attacchi di panico sembrano dipendere dalla presenza di una forte quota d’ansia latente, cioè nascosta. Questa ansia in periodi o eventi di stress personale, supera la soglia critica e scatena il panico.
La difficoltà nell’identificare la causa specifica degli attacchi contribuisce a renderli spaventosi e ad attivare ansia anticipatoria.
Un attacco di panico crea grande allarme e destabilizzazione per chi lo sperimenta. Tuttavia, non comporta un rischio concreto per la vita dell’individuo.
Il rischio maggiore è quello che l’attacco attivi una forte ansia anticipatoria, portando ad evitare le situazioni maggiormente temute. Si crea così un circolo vizioso in cui ansia anticipatoria ed evitamento influenzano e limitano le scelte e le attività quotidiane della persona.
Per quanto rappresenti un evento dirompente ed estremamente spaventoso per chi lo sperimenta, l’attacco di panico non rappresenta un vero e proprio disturbo psichiatrico.
Se però gli attacchi si fanno ricorrenti, sono seguiti da intensa ansia anticipatoria all’idea di avere altri attacchi, o da cambiamenti comportamentali significativi, si può parlare di Disturbo di Panico.
Il Disturbo di Panico rientra nel capitolo dei Disturbi d’Ansia del DSM-5, insieme alle Fobie e agli altri Disturbi d’Ansia specifici. Nel mondo ne è colpita una percentuale di persone tra l’1,5 % e il 3,5%.
In alcuni casi gli attacchi di panico sono associati ad altri disturbi psichiatrici:
Nel moment in cui questi altri disturbi vengono curati, anche gli attacchi di panico tendono a scomparire.
Gli attacchi di panico possono essere affrontati attraverso terapie specifiche.
Fondamentale è, però, cercare di affrontare il problema il prima possibile, per evitare che si cronicizzi.
Un effettuata la diagnosi da parte di uno specialista, si potrà intraprendere un percorso di cura di tipo farmacologico, psicoterapico, o che li integri entrambi.
I farmaci proposti agiscono in genere direttamente sul sintomo. I risultati sono buoni, ma esiste il rischio di sviluppare tolleranza o dipendenza dai farmaci stessi. Inoltre, alla sospensione del trattamento, il disturbo può facilmente ripresentarsi.
È necessario che la somministrazione e il controllo del percorso farmacologico siano valutate a livello medico (Psichiatra) e supportate da un trattamento psicoterapico (Psicologo Psicoterapeuta).
In particolare, le psicoterapie cognitivo-comportamentali hanno dimostrato buoni risultati. Esse lavorano su meccanismi e pensieri disfunzionali che si nascondo dietro al sintomo e lo mantengono, proponendo anche tecniche specifiche di rilassamento.
Molto utile risulta accostare anche un percorso di Psicoeducazione. La Psicoeducazione aiuta il paziente a gestire gli attacchi di panico fornendo informazioni cliniche sul loro funzionamento, sui meccanismi che li alimentano e sulla loro non pericolosità.
È infatti fondamentale che il paziente sappia che gli attacchi, per quanto angoscianti e destabilizzanti, non sono pericolosi dal punto di vista fisico, né sono un segnale di pazzia, ma possono essere gestiti e superati.
Fonti
Pettirossi, Psichiatria, 2008, Centro Scientifico Editore, Torino.
Gabbard, Psichiatria Psicodinamica, 2007, Raffaello Cortina Editore, Milano.
Istituto Beck, https://www.istitutobeck.com/attacchi-di-panico
Ospedale Maria Luigia, https://www.ospedalemarialuigia.it/category/disturbi-d-ansia/