“Ora mi chiama, ce la farò a dire il mio nome?”, una preoccupazione comune condivisa tra molti giovani atleti balbuzienti al momento della chiama prima della partita.
Superare la difficoltà di rispondere prontamente e non fare scena muta è uno dei motivi che spingono molti di questi ragazzi a rivolgersi al Centro Vivavoce.
È proprio di pochi giorni fa l’intervista rilasciata da Alessio Cragno, ex portiere del Cagliari e nuovo acquisto del Monza, in cui senza peli sulla lingua racconta di cosa significhi convivere con la balbuzie. Non tutti possono sapere cosa vuol dire aver paura di bloccarsi ancora prima che il telefono cominci a squillare o prima di chiedere il caffè al bar. Da piccolo quasi non ti rendi conto, ma poi intorno a te capisci che il tuo modo di comunicare non è come quello di tutti gli altri.
Cragno è un punto di riferimento per tanti ragazzi e ragazze che seguono il calcio, ed è importante che personaggi del suo calibro si espongano e mostrino le loro debolezze, come tutti. Essere balbuzienti non vuol dire nascondersi per sempre o dover affrontare da soli le difficoltà, ma accettare il proprio modo di parlare senza farsi limitare dalla paura di bloccarsi durante un discorso, un’intervista, un’interrogazione o quando devi rispondere all’appello.
Le parole di Cragno ci hanno commosso perché avere quella forza, avere una famiglia che ti supporta e che, prima di tutto, ti sprona ad accettare chi sei con una buona dose di autoironia sono elementi decisivi nel modo in cui si affronta questa difficoltà.
Le discriminazioni contro cui devono lottare ogni giorno le persone disfluenti sono innumerevoli, ma intraprendere un percorso riabilitativo per superare la balbuzie deve essere una scelta, non un dovere.
In funzione di questo, il messaggio di Cragno è di grande rilevanza per tutti quei ragazzi che hanno a che fare con la balbuzie: chi è interessato a sentire quello che hai da dire, può aspettare qualche secondo in più. Gli altri possono anche non ascoltare.