La balbuzie è un fenomeno molto comune tra i bambini: l’età media di insorgenza è di 33 mesi e interessa, nel mondo il 5% dei bambini tra i 2 e i 5 anni, con un rapporto tra maschi e femmine di 2:1. Nell’80% dei casi, la balbuzie infantile è un fenomeno transitorio, ma intorno ai 5-6 anni le possibilità di un recupero naturale si abbassano in maniera significativa. Per un bambino che balbetta, l’inizio della scuola può coincidere con il momento in cui egli prende coscienza della sua difficoltà nel parlare, in quanto si confronta con le richieste degli insegnanti e le reazioni dei coetanei. Questo potrebbe portarlo, in determinate situazioni, a sperimentare l’ansia, lo stress e l’imbarazzo, che aumenterebbero a loro volta la frequenza e l’intensità della balbuzie, in un circolo vizioso difficile da disinnescare. Ecco perché, fin dalla scuola dell’infanzia, l’insegnante svolge un ruolo fondamentale, affinché la balbuzie a scuola non diventi un problema per il bambino e per la classe.

Balbuzie durante la scuola dell’infanzia

Le diverse fasi dello sviluppo del bambino, sul piano cognitivo, linguistico, delle competenze di letto-scrittura, ma anche sul piano affettivo e relazionale, necessitano di strategie diverse, anche per affrontare la balbuzie a scuola.

Il ruolo dell’insegnante all’interno della classe e il tipo di intervento con il ragazzo balbuziente si modula moltissimo in base all’età, al grado di sviluppo cognitivo e sociale e alle richieste dell’ambiente scolastico.

Durante la scuola dell’infanzia (2-5 anni) il bambino potrebbe trovarsi ad attraversare una fase di balbuzie transitoria, che spesso tende a risolversi naturalmente entro i 6 anni. In generale, in questa fase è consigliabile che gli insegnanti tengano la situazione monitorata, dialogando con i genitori, senza però creare un clima di preoccupazione o di ansia. E’ infatti importante ricordare che in età prescolare, i balbettii potrebbero essere parte dello sviluppo linguistico del bambino, i cui gli schemi motori della produzione del linguaggio si stanno ancora mettendo alla prova.

La scuola primaria: presa di coscienza della balbuzie

Per quanto riguarda la scuola primaria, gli interrogativi degli insegnanti aumentano. E’ infatti questo il momento in cui la balbuzie può emergere più prepotentemente, fino a sfociare in un disturbo cronico.

Il bambino può sperimentare l’ansia, lo stress e l’imbarazzo della lettura ad alta voce o di una interrogazione, prima ancora di doverla affrontare, perché solitamente chi balbetta conosce in anticipo le parole su cui si bloccherà.

Quindi anche i normali compiti assegnati alla classe possono risultare particolarmente stressanti. Come comportarsi allora durante le interrogazioni, la lettura ad alta voce o gli altri compiti che fanno parte dell’ordinaria attività scolastica?

Uno dei primi aspetti di cui tenere conto per rispondere a queste domande è che ciascuna persona che balbetta è un mondo a parte: non ci sono regole rigide da seguire ed è sempre necessario calibrare sulle esigenze specifiche del bambino qualsiasi tipo di intervento. Il dialogo con la famiglia, poi, è fondamentale, affinché si crei una collaborazione costante. Generalmente a questa età i genitori sono già consapevoli del disturbo del figlio e possono decidere di intervenire con percorsi specifici. L’insegnante ha la possibilità di vedere il bambino che balbetta sperimentarsi in situazioni di maggiore stress rispetto a quelle familiari. Per questo il suo feedback è indispensabile per tenere monitorati progressi e difficoltà specifiche.

Comorbidità: balbuzie a scuola e disturbi dell’apprendimento

Dal punto di vista dell’apprendimento, i bambini che balbettano non manifestano alcun ritardo sul piano cognitivo, ma numerosi studi hanno mostrato che sono più a rischio di basse prestazioni scolastiche. Le cause non sono da ricercare a livello di competenze, ma sul piano comportamentale: per evitare lo stress e l’imbarazzo causati dalla difficoltà nel parlare, il bambino che balbetta potrebbe rinunciare a rispondere alle domande o a svolgere normali compiti.

Pur non essendo causata da un ritardo cognitivo, la balbuzie nei bambini può a volte essere correlata ad altri disordini (comorbidità) come DSA (dislessia, disortografia, disgrafia, discalculia), ADHD (deficit di attenzione ed iperattività) o sindromi genetiche.

Intorno ai 5-6 anni, infatti, lo sviluppo fonologico ha raggiunto la conoscenza dei fonemi come unità discrete, combinabili e commutabili: questa conoscenza è un prerequisito ed al tempo stesso un prodotto dell’alfabetizzazione. La scuola, con l’implementazione delle competenze di letto-scrittura, potrebbe essere l’occasione in cui si manifestano le comorbidità.

La secondaria di primo grado: balbuzie e relazioni sociali

Un secondo punto critico per gli insegnanti è quello relativo alla gestione della reazione della classe: come gestire le reazioni della classe e supportare il bambino che balbetta?
L’interazione con i coetanei rischia di essere traumatica: è piuttosto frequente che i pre-adolescenti che balbettano siano vittime di derisione, scherzi fino a subire veri e propri atti di bullismo.

È importante che gli insegnanti sappiano intercettare queste situazioni critiche ed intervenire tempestivamente.

La balbuzie a scuola non deve essere un tabù, ma qualcosa di cui si può e si deve apertamente parlare con la classe, per evitare che circolino informazioni sbagliate o che si diffonda lo stigma e il pregiudizio.

Anzi è possibile trasformare il problema di uno studente in un’occasione educativa per tutta la classe: per insegnare ad ascoltare, a rispettare i tempi del dialogo, a prestare la massima attenzione ai compagni. Può essere l’occasione per sensibilizzare i ragazzi sui temi importanti, quali la gestione dello stress, lo stigma sociale, il bullismo.

 

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