L’immaginazione motoria è la simulazione mentale di un atto motorio, senza la sua effettiva esecuzione. Immaginare un movimento è utile non solo per apprendere un’abilità motoria, ma anche per migliorare il movimento stesso. Vediamo come.

Come programmiamo le nostre azioni?

La programmazione di un atto motorio, è fondamentale per ottenere una buona esecuzione dell’azione che vogliamo svolgere.

Allo stesso tempo, l’efficacia e soprattutto il buon esito di una nostra azione è nettamente migliore nel momento in cui siamo in grado di immaginare l’azione che vogliamo svolgere senza eseguirla realmente.

Ad esempio, attraversare una strada senza incorrere in alcun incidente presuppone una buona programmazione e una buona esecuzione dell’azione stessa.

Ciò a livello neurofisiologico si traduce in un’attivazione di differenti aree motorie.

Chiudiamo ora gli occhi e immaginiamo di svolgere la stessa azione. Che cosa sta succedendo all’interno del nostro sistema nervoso?

Se fossimo collegati ad uno strumento che monitora l’attività cerebrale, vedremmo in tempo reale una cosa particolare: non c’è una grossa differenza nell’attivazione delle aree cerebrali tra quando immaginiamo un gesto motorio e quando lo eseguiamo realmente.

Cos’è l’immaginazione motoria?

L’immaginazione motoria (Motor Imagery) descrive la simulazione mentale di un atto motorio volontario, senza la sua reale esecuzione. È uguale alla pianificazione del movimento cui però non fa seguito l’esecuzione.

Si può fare esperienza di un’immagine mentale motoria in terza persona quando s’immagina, da spettatori esterni, se stessi mentre si compie un’azione. Oppure si può immaginare un movimento in prima persona, in altre parole dall’interno, quando ci s’immagina direttamente coinvolti nell’atto motorio.

Oggigiorno è utilizzata per:

  • guidare e attivare la plasticità cerebrale,
  • migliorare le abilità di acquisizione e l’apprendimento motorio in numerosi sport,
  • ed è sempre più impiegata in neuro-riabilitazione.

Immaginare un movimento porta ad un miglioramento della performance motoria e a cambiamenti funzionali e strutturali di aree corticali e sotto-corticali.

È sempre più frequente osservare durante importanti eventi sportivi atleti che, prima di eseguire la loro prestazione, si concentrano ad occhi chiusi immaginando lo sviluppo del loro gesto futuro. Nella loro mente vivono la gara preparandosi ad affrontare gesti atletici che richiedono un’elevata destrezza.

Mentre in passato l’immaginazione motoria era impiegata come metodo complementare per apprendere abilità motorie (Schuster 2011), con il tempo è stato dimostrato che

allenamenti basati sull’immaginazione hanno effetti simili all’allenamento motorio vero e proprio.

Il motivo per un tale risultato si giustifica dal momento in cui la ripetizione mentale di un movimento attiva le stesse aree corticali di un’esecuzione reale.

La ripetizione di azioni motorie attraverso la pratica fisica e mentale può indurre cambiamenti cerebrali di tipo plastico.

In ambito sportivo atleti di discipline differenti usano l’immaginazione motoria per rinforzare la memoria cinestesica (o di movimento) tra le sessioni di allenamento. In questo modo possono mantenere il livello di performance o stabilizzare i gesti complessi.

Quali sono i benefici in termini di riabilitazione?

Appare oggi confermato che pratiche di allenamento mentale motorio potenzino gli effetti della riabilitazione prettamente fisica. Specialmente se le ripetizioni mentali sono in numero sufficiente e precedono gli esercizi motori.

Il principale vantaggio dell’utilizzo delle immagini mentali in riabilitazione è che la rievocazione mentale del compito motorio consente al paziente di incrementare il numero di ripetizioni dell’atto in modo autonomo, sicuro e con minor fatica fisica.

Inoltre tale allenamento mentale è possibile anche per quei pazienti impossibilitati ad eseguire fisicamente il movimento.

Gli studi riportano prove dell’efficacia della riabilitazione basata sulle immagini motorie in casi di malattia di Parkinson, dolore cronico, dolore connesso all’arto fantasma, ictus (Birbaumer et al., 1997; Chan et al., 2007; Tamir et al., 2007; Malouin et al., 2012).

Un fattore determinante per la riuscita del training basato sulle immagini motorie è l’integrità dei processi di base dell’imagery nei pazienti. Danni alle strutture sottocorticali possono ridurre la capacità di creazione della rappresentazione interna dell’atto motorio. Da qui l’importanza cruciale che riveste un’ accurata valutazione delle capacità di base come l’attenzione e la memoria di lavoro, e delle capacità di costruire, riconoscere e trasformare le immagini (Collet et al., 2011).

Anche il linguaggio è un atto motorio

Le parole sono come gesti vocali. Si può immediatamente riflettere su quali potenzialità si possano celare dietro l’applicazione di esercizi e allenamenti basati sull’immaginazione motoria per quanto concerne il recupero di disfunzioni del linguaggio.

Oltre a migliorare l’attivazione corticale delle aree strettamente legate al linguaggio, un allenamento di questo tipo permetterebbe di destrutturare i circuiti disfunzionali creatisi nel tempo. La ripetizione dell’errore nella fase parlata, infatti, potrebbe contribuire ad alimentare un errato funzionamento del meccanismo di feedback-feedforward che è alla base di alcune disfunzioni del linguaggio.

 

Foto: Freepik

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Mauro Monesi

Mauro Monesi

Fisioterapista

Laureato in Fisioterapia presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, ad oggi è fisioterapista presso Physioup Studio Professionale e presso il centro sanitario Arcobaleno ’85 di Roma. È assistente alla didattica per il Master “Riabilitazione dei disordini muscolo scheletrici” presso l’Università degli Studi di Genova.

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