L’ansia viene considerata spesso come una componente patologica e disturbante, ma è davvero solo questo? Ed è uguale per tutti? 

L’ansia, malattia o…?

L’ansia si caratterizza come un’emozione che può portare un’attivazione, sia positiva che negativa, a livello psico fisiologico. Si connota come negativa se i sentimenti sono di paura e terrore e limitano la qualità della vita. È invece positiva se ciò che si prova diventa utile per migliorare la prestazione a livello lavorativo, sportivo o accademico.

Un pensiero comune ritiene che l’ansia sia solamente una componente patologica e disturbante. Ma a livello psicologico rappresenta davvero solo questo?

Quando si parla di ansia, in termini di disturbo, si fa sicuramente riferimento a difficoltà di comprensione e adattamento al contesto in cui si è riferiti, ma in realtà ricopre anche un ruolo adattivo fondamentale.

Supporre di poter vivere senza alcuna componente ansiosa è impensabile. Nei giusti livelli invece aiuta a reagire agli stimoli e ai pericoli spingendo la persona a prepararsi a eventi importanti.

A livello neurofisiologico si vede l’attivazione del cortisolo. Si tratta di un ormone utile a favorire l’allontanamento della persona dalle situazioni di pericolo con segnali fisici come sudorazione e tremore. Risulta quindi necessario per la sopravvivenza in contesti pericolosi.

L’emozione dell’ansia viene vissuta in maniera assolutamente individuale e unica da ogni persona. Ciò che è motivo di ansia per uno, infatti, potrebbe non rappresentare una problematica per un altro. È soggettiva e come tale deve essere trattata, non ci devono essere componenti di giudizio in presenza o assenza di ansia.

Gli effetti dell’ansia

La curva di Gauss è uno strumento matematico utile per comprendere gli effetti dell’ansia: all’aumentare del livello di agitazione si ha una variazione anche delle prestazioni dell’individuo.

Nella parte iniziale della curva un livello di ansia troppo basso non permette di concludere compiti. Rappresenta quindi una bassa efficienza, situazione che si ripresenta anche per alti livelli di ansia nella parte finale della curva a campana.

Yerkes and Dodson, Hebbian – Diamond DM, et al. (2007). “The Temporal Dynamics Model of Emotional Memory Processing: A Synthesis on the Neurobiological Basis of Stress-Induced Amnesia, Flashbulb and Traumatic Memories, and the Yerkes-Dodson Law”. Neural Plasticity: 33. doi:10.1155/2007/60803. PMID 17641736.

Per riuscire a perseguire un compito in maniera funzionale ogni individuo deve trovare il proprio livello ideale di ansia. Questa “soglia” si posiziona solitamente a metà della curva e rappresenta il giusto equilibrio di agitazione per ottenere alte prestazioni.

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Un esempio potrebbe essere la preparazione degli esami universitari. A due mesi di distanza lo studente non prova alcuna ansia e quindi non studia. Quando manca ormai un mese all’esame l’ansia inizia ad aumentare e il ragazzo si approccia ai libri. A pochi giorni l’ansia aumenta in modo esponenziale e tende a buttarsi a capofitto nelle consegne. Se lo studente riesce a gestire la preoccupazione può organizzare lo studio ed essere quindi performante, al contrario se si lascia travolgere avrà forte agitazione che impedirà di preparare nel modo adatto l’esame.

Ogni persona, essendo diversa e unica, deve cercare una propria modalità per placare l’ansia: per alcuni è utile concentrarsi molto sul compito per sentirsi maggiormente sicuri, mentre per altri è più utile distrarsi completamente dal compito e destinare il pensiero su altro.

Quando l’ansia diventa patologica

L’ansia diventa invece patologica quando risulta invalidante per la vita della persona. Si caratterizza come un disturbo quando impedisce e va ad interferire con la quotidianità limitando le relazioni sociali e arrivando a creare delle forti sensazioni di malessere psicofisico.

A livello psicologico l’ansia diventa problematica quando porta ad avere un’auto-svalutazione del sé, portando la persona a crearsi dei pensieri fortemente negativi su se stessi.

A livello fisiologico invece è invalidante in quanto porta tremori, forti sudorazioni, problemi gastrointestinali e disturbi del sonno.

Foto di cottonbro da Pexels

Martina Ballabio

Martina Ballabio

Laureata in Psicologia

Martina Ballabio è laureata un Psicologia per il Benessere, Empowerment, Riabilitazione e Tecnologia Positiva presso l’UCSC di Milano. Effettua il suo tirocinio professionalizzate presso il Centro Medico Vivavoce. Lavora da anni con i minori in ambito di tutela e supporto scolastico.

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