Le emozioni sono nostre grandi alleate. Ci aiutano a raggiungere i nostri obiettivi e non dobbiamo eliminarle. I problemi nascono quando la loro intensità è fuori controllo. Capiamo come le emozioni si manifestano e quali sono i primi passi per gestirle meglio.

Cosa sono le emozioni?

Le emozioni indicano che nel mondo esterno o interno c’è stato un cambiamento cui prestare attenzione, pertanto sono nostre alleate perché ci aiutano a raggiungere i nostri scopi. Facciamo degli esempi:

  • la tristezza ci informa che abbiamo perso qualcosa;
  • l’ansia ci mette in guardia rispetto al pericolo di non raggiungere l’obiettivo desiderato;
  • la rabbia indica che qualcuno/qualcosa si interpone al raggiungimento del nostro obiettivo;
  • la gioia indica che abbiamo raggiunto ciò che desideriamo.

Consideriamo per esempio di dover sostenere un esame all’università. Una certa quota di ansia è utile, porta a un aumento della motivazione e permette di studiare e ripetere con attenzione non sottovalutando la preparazione. Se, invece, l’ansia è troppo alta può paralizzare e influenzare negativamente la prestazione, diventando così un limite.

Le emozioni non si devono eliminare

Perché allora a volte ci danno dei problemi?

Il termometro delle emozioni

Per rispondere a questa domanda dobbiamo introdurre la metafora del termometro delle emozioni: ciascuna emozione può variare in intensità (per esempio dalla preoccupazione si passa all’ansia, dal fastidio alla rabbia, dalla lieve tristezza alla depressione). A volte proviamo le emozioni in modo molto lieve, altre volte invece l’emozione si manifesta a un livello così intenso da non riuscire a controllarla. In quest’ultimo caso si potrebbe dire che è l’emozione a controllare noi. Ciascuna emozione è utile e diventa disfunzionale solo quando raggiunge intensità troppo basse o troppo elevate.

Quando proviamo una certa emozione è utile farci delle domande per capire quanto l’emozione è intensa: quali emozioni sto provando? Da 1 a 10 a che livello di intensità si colloca sul termometro?

Come affrontiamo di solito le emozioni?

Le emozioni si manifestano tramite specifici comportamenti (evitare certe situazioni, mangiare di più o di meno, piangere e così via) o cambiamenti corporei (stomaco chiuso, sudorazione, testa confusa). 

Per esempio, quando nostro figlio a ogni interrogazione ci dice che non vuole andare a scuola perché ha mal di pancia, possiamo ipotizzare che stia vivendo un’emozione di ansia. Leggeremo allora il comportamento del bambino come un suo tentativo di gestire quello specifico stato emotivo.

In generale, quasi tutti abbiamo tre modi per affrontare le nostre emozioni:

  1. Mantenere con forza uno stato emotivo opposto
  2. Cercare di controllare gli eventi;
  3. Cercare di evitare le situazioni che possano evocare stati d’animo dolorosi.

Lucia, facciamo un esempio, non ama parlare in pubblico. È stata obbligata dal suo capo a fare una presentazione importante. Al solo pensiero si sente in ansia! Potrebbe provare a evitare la situazione chiedendo a una collega di sostituirla. Oppure potrebbe cercare di ripetere numerose volte la presentazione pregando qualcuno di ascoltarla. Oppure ancora potrebbe decidere il pomeriggio precedente la presentazione di andare a fare shopping.

Tutti noi utilizziamo queste strategie e non c’è nulla di male in questo. La cosa importante è che i nostri tentativi di soluzione non diventino rigidi e assoluti tanto da portare al risultato opposto a quello sperato. Lucia non deve arrivare impreparata alla presentazione né rischiare il posto di lavoro perché si rifiuta di parlare in pubblico.

Come gestire al meglio le emozioni?

Un luogo comune sulle emozioni è pensare che sia una specifica situazione a farci sentire in un certo modo. In realtà quello noi proviamo dipende da ciò che noi pensiamo. Immaginiamo che nostro figlio sia stato preso in giro da un compagno. Il suo pensiero potrebbe essere:

  • «Non deve permettersi di offendermi così, non lo sopporto ora gliela faccio pagare». Rabbia.
  • «Se mi prende in giro ci sarà un motivo, magari è davvero come dice lui». Tristezza.
  • «Non mi piace come si sta comportando, ma non è la fine del mondo. Se lo ignoro tra un po’ smetterà». Si sentirà infastidito ma l’emozione non raggiungerà una temperatura troppo alta da scatenare l’aggressività.

Il modo in cui il bambino parla a se stesso (dialogo interiore) serve a interpretare e valutare la realtà circostante. È un mezzo efficace per potenziare la capacità di affrontare le situazioni problematiche. È importante aiutare i bambini a utilizzare il potere del dialogo interiore. Ciò permette sia di realizzare le proprie potenzialità sia di raggiungere un buon equilibrio emotivo.

Quindi in linea generale come si fa a gestire le emozioni?

Il primo passo fondamentale è saperle riconoscere sfruttando tutti i segnali comportamentali e fisici. Poi bisogna identificare il pensiero determinante l’emozione. Infine, cercare di modificare il dialogo interno in termini più utili. Così si abbasserà la temperatura e l’emozione sarà più tollerabile.

 

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Bibliografia

Di Pietro, L’ABC delle mie emozioni. 8-13 anni. Programma di alfabetizzazione socio-affettiva secondo il metodo REBT, 2007, Ed Erickson, Trento.

Di Pietro, L’ABC delle mie emozioni. 4-7 anni. Programma di alfabetizzazione socio-affettiva secondo il metodo REBT, 2007, Ed Erickson, Trento.

Di Pietro, Bassi, L’intervento cognitivo-comportamentale per l’età evolutiva. Strumenti di valutazione e tecniche per il trattamento, 2013, Ed Erickson, Trento.

Di Pietro, Dacomo, Il Termometro delle Emozioni, 2007.

Mazzocco Francesca (2017), Ansia Scolastica: sintomatologia, manifestazioni e trattamento, State of Mind.it.

Laura Ranzini

Laura Ranzini

Psicologa e Psicoterapeuta

Laureata in Psicologia Sperimentale e Neuroscienze Cognitive presso l’Università degli Studi di Pavia e specializzata in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale alla scuola di specializzazione Studi Cognitivi di Milano. È consulente sessuale (titolo A.I.S.P.) ha conseguito il Primary Certificate in Terapia cognitivo comportamentale dei Disturbi dell’alimentazione (CBT-E).

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