L’ansia può influenzare tutti nella vita di tutti i giorni. Mentre le manifestazioni ansiose sono più facilmente riconoscibili nella quotidianità degli adulti (a casa, nel lavoro o nel tempo libero), è più difficile individuarle nei vissuti di bambini e adolescenti. Tuttavia, la ricerca psicologica ha evidenziato la presenza di diversi eventi in grado di produrre ansia nei bambini, da molto piccoli al raggiungimento della maggiore età. In questo contesto, la scuola ricopre una posizione potenzialmente ansiogena a partire dalla fase pre-scolare (tra i 2 e i 5 anni), per tutto il percorso scolastico.

Per meglio comprendere la delicatezza dell’infanzia, è necessario considerare che l’ingresso nel mondo scolastico rappresenta un importante banco di prova su un duplice livello: non solo per lo sviluppo delle abilità relazionali, ma soprattutto per la percezione delle proprie capacità e competenze, ovvero per la costruzione di una rappresentazione di sé come individui competenti. Quindi l’intero cammino scolastico può essere accompagnato da diverse manifestazioni ansiose, che possono esacerbarsi con l’avvicinarsi dell’adolescenza. In questi casi, l’ansia può limitarsi a singoli eventi, oppure portare alla strutturazione di disturbi veri e propri che vedono proprio durante l’adolescenza l’età di insorgenza più comune nella popolazione generale.

Essere ansiosi o provare ansia?

Durante l’età prescolare (tra i 2 e i 5 anni), possono emergere anche difficoltà nel linguaggio. Sebbene in molti casi tali difficoltà vanno incontro ad una remissione spontanea, spesso perdurano durante la crescita. Com’è facile immaginare, difficoltà nell’ambito della comunicazione influenzano negativamente le relazioni con i coetanei. La sovrapposizione dell’età di comparsa di ansia e difficoltà di linguaggio può spingere a chiedersi se il loro sviluppo sia in qualche modo collegato. Per affrontare questo interrogativo, diverse analisi della letteratura hanno studiato lo stato psicologico di bambini in età prescolare e scolare e di adolescenti per indagare un’eventuale correlazione tra l’insorgenza dell’ansia e dei disturbi del linguaggio.

Come abbiamo visto, il collegamento tra ansia e balbuzie è un tema molto delicato e soggetto al rischio di confusione. Qui introduciamo un’importante distinzione tra ansia di tratto e ansia di stato. L’ansia di tratto, rappresenta una predisposizione innata a sviluppare, in tutte le circostanze, vissuti d’ansia intensi, fino a sviluppare forme patologiche vere e proprie; l’ansia di stato, invece, è da intendersi come la presenza di un’attivazione ansiogena legata a singoli contesti. Così, è possibile distinguere tra una caratteristica della persona che, nella sua vita sarà più o meno propensa ad “essere” ansiosa (ansia di tratto), dall’attitudine a sperimentare alti livelli di ansia in specifiche circostanze, come ad esempio la scuola o il lavoro (ansia di stato). Per quanto riguarda l’ansia di tratto, i risultati delle ricerche hanno confermato che i bambini che soffrono di balbuzie non sono più a rischio di incorrere in forme patologiche di ansia, in quanto non hanno un temperamento più ansioso, né una maggiore predisposizione a soffrire d’ansia rispetto ai coetanei che non balbettano. D’altra parte, invece, alcune ricerche evidenziano un maggiore livello di ansia di stato nei bambini che balbettano e una correlazione tra la gravità delle difficoltà di linguaggio e l’intensità di stati ansiosi.

Questi risultati possono essere ritenuti una conferma del fatto che il legame tra ansia e balbuzie non sia lineare e predeterminato. In altri termini, lo sviluppo dei disturbi di linguaggio non sarebbe conseguenza dell’ansia, ma, al contrario, maggiori livelli di ansia sono una conseguenza delle difficoltà di linguaggio. Ciò vuol dire che un bambino o un ragazzo balbuziente non è necessariamente più vulnerabile all’ansia per temperamento o costituzione, ma che, a causa delle sue difficoltà di comunicazione, possa essere esposto a fattori di stress relazionale, come le interazioni in classe o i rapporti con i pari dentro e fuori del contesto scolastico, che possono indurre maggiori livelli di ansia.

Il contesto: l’importanza del supporto nello sviluppo

Come abbiamo visto per ciò che riguarda la scuola e il ruolo dei compagni e degli insegnanti , la relazione con gli altri bambini e con gli adulti è determinante nello sviluppo della percezione di sé. I bambini che soffrono di balbuzie possono correre un rischio maggiore di conseguenze sociali ed emozionali negative, come l’essere vittima di minacce e bullismo o sviluppare un atteggiamento negativo verso la comunicazione. Questi elementi possono, a loro volta, aumentare il rischio di stati di maggiore ansia. Anche gli adolescenti che soffrono di balbuzie, pur non avendo avuto problemi di salute psicologica, possono essere più vulnerabili a difficoltà relazionali tra i pari ed essere coinvolti in meno comportamenti pro-sociali. Queste difficoltà, esponendoli a un forte stress, possono causare maggiori sofferenze psicologiche, ma non diversamente dai pari senza difficoltà di linguaggio.

Un elemento che, invece, è stato osservato con chiarezza è l’importanza dell’influenza dei genitori sulle possibilità dei figli di sviluppare disturbi d’ansia. L’essere esposti a situazioni ansiose mette alla prova la capacità di gestire l’attivazione emotiva. E’ quindi importante che in famiglia si mantenga un clima di dialogo e di apertura, senza creare allarmismo: il ragazzo ha bisogno di sperimentarsi con la certezza di avere sempre la fiducia e il supporto dei genitori.

Educare alla resilienza per affrontare l’ansia

L’ansia e la sua gestione accompagnano lo sviluppo sin dalla giovane età e possono influire sui percorsi di crescita personale e relazionale di bambini e ragazzi. La balbuzie espone indubbiamente a difficoltà specifiche durante la crescita, ma la sua presenza e il suo decorso non predispongono i bambini che balbettano a strutturare disturbi d’ansia più degli altri bambini che affrontano le medesime difficoltà naturali collegate allo sviluppo. È importante che i bambini e ragazzi che soffrono di balbuzie, così come tutti gli altri, qualora manifestino i segni di una sofferenza, possano fare affidamento su un sostegno psicologico che possa rinforzare la loro resilienza, cioè la loro capacità di far fronte a eventi negativi e il loro senso di auto-efficacia, cioè la percezione di essere in grado di intervenire con successo sull’ambiente attorno a loro.

Foto: Flickr, Niko Si

 

Luca Bailo

Luca Bailo

Psicologo Clinico

Ha frequentato l’Università degli studi di Milano Bicocca laureandosi in Scienze tecniche psicologiche e, successivamente, in Psicologia clinica. Ha proseguito la carriera accademica conseguendo un Dottorato di ricerca in Psicologia cognitiva. Iscritto all’Ordine degli Psicologi della Lombardia, con un’équipe di psicologi ha dato vita al Progetto Duos, che offre servizi di supporto psicologico rivolti a individui, coppie e famiglie, attraverso percorsi di consulenza e cura finalizzati al superamento di momenti di crisi.

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