PSICHE
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Università significa tempi, situazioni e modalità differenti da quelli della scuola superiore. In questo senso, il passaggio dalla scuola all’università può essere molto faticoso. La complessità del mondo universitario facilita una reazione di forte stress nello studente, che può sfociare in un vero e proprio burnout. Tale situazione di complessità è a volte riconosciuta, altre non esplicitata o condivisa, e diventa quindi difficile e dolorosa a livello emotivo.
Abbiamo raccolto le domande più frequenti tra gli studenti che faticano ad affrontare questo cambiamento.
Il passaggio all’università comporta un cambiamento tanto nella modalità e nel carico di studio, quanto a livello sociale.
La mattina quando entri in aula non vedi più le stesse persone, non hai più lo stesso compagno di banco. Questo, soprattutto inizialmente, potrebbe destabilizzarti e portare a emozioni di ansia o imbarazzo in alcune situazioni.
Autosservati. Porta, cioè, l’attenzione su di te e non sugli altri. Fai attenzione a:
4. Cosa pensi in quei momenti? Ma soprattutto, pensi che gli altri ti giudicheranno o penseranno qualcosa di te? Spesso abbiamo paura del giudizio altrui e questo ci provoca emozioni di ansia e vergogna! Sei sicuro che questi pensieri siano davvero aderenti alla realtà? Di solito tendiamo a mettere i nostri pensieri nella testa degli altri. Ma puoi davvero sapere cosa pensa l’altro?
Ognuno di noi, durante la sua vita, sperimenta che, in alcune situazioni, determinate strategie lo aiutano a risolvere il problema. Ad esempio, può accadere che io abbia numerosi impegni nel weekend e mi risulti utile pianificarli minuziosamente. Oppure, avendo un qualsiasi problema, pensarci per ore o piuttosto confrontarmi con qualcuno potrebbe aiutarmi a risolverlo.
Lo stesso può valere nello studio. Posso aver imparato che prendere appunti a lezione e poi rivederli a casa, o ancora leggere e poi ripetere più volte, sono le stratgeie più utili per raggiungere buoni risultati.
La risoluzione dei problemi mi porterà, nel tempo, a mettere nuovamente in atto le strategie migliori.
Quando però ti accorgi che, nonostante adotti le stratregie vincenti, non riesci a raggiungere i risultati che vorresti, potresti sentirti scosso e frustrato.
La vera soluzione è la capacità di adattarsi, cambiando strategia quando ci accorgiamo che non è più utile.
Organizzare lo studio o attività a lungo termine non è semplice. Bisogna valutare il tempo che si ha a disposizione e il tempo necessario per svolgere le attività. Quanto ci metto a fare la prima lettura del libro? Quanti giorni ho bisogno per rivedere appunti? Quanto tempo ho bisogno per ripetere?…
Una volta pianificato il lavoro da fare giornalmente o settimanalmente, può essere che alcune persone tendano comunque a procrastinare, rimandando l’attività decisa per quella giornata finchè questa non risulta urgente e necessaria.
La tendenza a procrastinare ha degli svantaggi.
La procrastinazione può essere la conseguenza di uno stato emotivo.
Ad esempio, il pensiero di dover studiare e del futuro esame può crearmi un sintomo ansioso e di conseguenza, per gestire questa emozione, posso decidere di non pensarci e di rimandare l’attività. Quindi, nel breve termine procrastinare avrà un effetto positivo riducendo l’ansia, ma nel lungo termine potrà portare alle conseguenze che abbiamo visto.
Osservati e prova a rispondere a queste domande.
Autosservati per un po’ di giorni, provando a capire quante alternative riesci a mettere in atto, nel momento in cui cogli che ci sono solo svantaggi nel procrastinare quella singola attività.
Nel caso in cui non riesci a darti alternative potrebbe essere necessario affrontare meglio la natura dei pensieri e dell’emozione che provi, magari con l’aiuto di uno specialista.
L’ansia è l’emozione dell’incertezza. Prima di un esame, è normale provarla: si è incerti rispetto al risultato dell’esame.
L’ansia può essere sentita in diversi modi: sudiamo di più, aumenta il nostro battito cardiaco, respiriamo in modo irregolare, abbiamo mal di pancia ma anche confusione mentale o la sensazione di perdere il controllo.
Più l’ansia che proviamo è forte, maggiore sarà la manifestazione fisica e mentale: possiamo arrivare persino alla sensazione di perdere il controllo e di non ricordare più nulla.
C’è uno stretto legame tra performance e grado di ansia provato. Questo legameè raoppresentabile tramite una curva gaussiana. Se l’ansia è troppo bassa o troppa alta la performance non sarà soddisfacente. Al contrario se l’ansia ha una intensità media e ottimale la prestazione sarà migliore.
In pratica, possiamo dire che un po’ di ansia prima dell’esame ti sprona a ripassare e studiare bene, quindi ti è utile. Se tu non provassi ansia probabilmente non dedicheresti del tempo a ripassare o a ripetere accuratamente. Ma se, al contrario, l’ansia è troppo alta, questo potrebbe paralizzarti davanti al professore.
Attenzione: non possiamo porci come obiettivo eliminare l’ansia a un esame, sarebbe impossibile e davvero poco utile!
Possiamo invece darci come obiettivo quello di imparare a riconoscere l’ansia e gestirla, essendo consapevoli che non è piacevole essere agitati, ma che possiamo tollerarla e gestirla.
Partendo dal presupposto che è normale poter avere dei momenti di maggior fatica e di demotivazione nel percorso di studi, è importante riflettere sulla frequenza, sull’intensità e sulle conseguenze di questa demotivazione.
Ecco alcune domande guida.
Una ulteriore riflessione da fare è il rapporto tra il devo e il voglio.
Nella vita non possiamo agire solo sulla base dei nostri devo ma neanche solo su quella dei nostri voglio. Riuscire a trovare un buon equilibrio tra questi due aspetti ci permette di raggiungere dei risultati, ma soprattutto di riuscire ad affrontare i percorsi che intraprendiamo in maniera funzionale e quindi inserendoli all’interno di un sistema di esperienze e attività (percorso di vita) piu ampio.