Università significa tempi, situazioni e modalità differenti da quelli della scuola superiore. In questo senso, il passaggio dalla scuola all’università può essere molto faticoso. La complessità del mondo universitario facilita una reazione di forte stress nello studente, che può sfociare in un vero e proprio burnout. Tale situazione di complessità è a volte riconosciuta, altre non esplicitata o condivisa, e diventa quindi difficile e dolorosa a livello emotivo.

Abbiamo raccolto le domande più frequenti tra gli studenti che faticano ad affrontare questo cambiamento.

Perché le classi numerose mi mettono in difficoltà?

Mi sento in imbarazzo e fatico a conoscere altre persone: cosa posso fare?

Il passaggio all’università comporta un cambiamento tanto nella modalità e nel carico di studio, quanto a livello sociale.

La mattina quando entri in aula non vedi più le stesse persone, non hai più lo stesso compagno di banco. Questo, soprattutto inizialmente, potrebbe destabilizzarti e portare a emozioni di ansia o imbarazzo in alcune situazioni.

Come affrontare al meglio queste situazioni?

Autosservati. Porta, cioè, l’attenzione su di te e non sugli altri. Fai attenzione a:

  1. Quali sono le situazioni che ti mettono più in difficoltà? Che cosa hanno in comune? Ad esempio: situazioni in cui vi è tanta gente, in cui bisogna esporre la propria idea, o dove c’è quel gruppo specifico di persone…
  2. Che emozione provi in quei momenti? Cosa senti nel corpo? Come lo percepisci? Ad esempio: inizi a sudare, diventi rosso, ti sembra i non avere più pensieri…
  3. Come ti comporti in quel momento? Ad esempio: ti siedi in disparte, o diventi molto silenzioso o al contrario diventi eccessivamente loquace? Ricorda che il tuo comportamento verso l’altro scatena in lui una risposta. Questi processi, esemplificati di seguito, si chiamano cicli interpersonali.
  • Aggredisco una persona: lui proverà rabbia e risponderà di conseguenza.
  • Rispondo a monosillabe alle domande che mi vengono fatte: invio all’altro il messaggio che non voglio parlare . Di conseguenza dopo un po’ non mi chiederà più nulla.
  • Tendo a stare sempre lontano dagli altri: comunico che preferisco stare da solo. Di conseguenza gli altri potrebbero starmi lontano.

4. Cosa pensi in quei momenti? Ma soprattutto, pensi che gli altri ti giudicheranno o penseranno qualcosa di te? Spesso abbiamo paura del giudizio altrui e questo ci provoca emozioni di ansia e vergogna! Sei sicuro che questi pensieri siano davvero aderenti alla realtà? Di solito tendiamo a mettere i nostri pensieri nella testa degli altri. Ma puoi davvero sapere cosa pensa l’altro?

Perché non riesco ad ottenere buoni risultati nonostante lo studio?

Alle scuole superiori avevo voti alti. Perché in università non funziona più quello che facevo prima?

Ognuno di noi, durante la sua vita, sperimenta che, in alcune situazioni, determinate strategie lo aiutano a risolvere il problema. Ad esempio, può accadere che io abbia numerosi impegni nel weekend e mi risulti utile pianificarli minuziosamente. Oppure, avendo un qualsiasi problema, pensarci per ore o piuttosto confrontarmi con qualcuno potrebbe aiutarmi a risolverlo.

Lo stesso può valere nello studio. Posso aver imparato che prendere appunti a lezione e poi rivederli a casa, o ancora leggere e poi ripetere più volte, sono le stratgeie più utili per raggiungere buoni risultati.

La risoluzione dei problemi mi porterà, nel tempo, a mettere nuovamente in atto le strategie migliori.

Quando però ti accorgi che, nonostante adotti le stratregie vincenti, non riesci a raggiungere i risultati che vorresti, potresti sentirti scosso e frustrato.

Cosa puoi fare?

  1. Valuta se le condizioni sono cambiate. Ad esempio: prima avevi 10 pagine da studiare ora hai 3 libri. Prima avevi scadenze settimanali, ora hai un esame ogni sei mesi.
  2. Prendi consapevolezza che le condizioni sono cambiate e che le vecchie strategie, nelle nuove condizioni, non portano più al risultato. Può sembrare ovvio, ma non è sempre facile! Spesso siamo ancorati alle nostre abitudini e ci risulta molto difficile decidere di cambiarle.
  3. Cerca delle alternative: pensa a tutte le possibili strategie che puoi mette in atto. Se non ti vengono in mente alternative, prova a chiedere ad amici o compagni cosa fanno loro, non per copiare la loro strategia, ma per riflettere su quelle possibili.
  4. Valuta i pro e i contro di ogni alternativa trovata.
  5. Sperimenta: inizia a testare la strategia che ti sembra più vantaggiosa. Se non dovesse funzionare come pensavi, non abbatterti! Ricordati che hai un elenco di strategie che puoi sperimentare.

La vera soluzione è la capacità di adattarsi, cambiando strategia quando ci accorgiamo che non è più utile.

Perché, da quando sono in università tendo a rimandare tutto?

Nonostante abbia più tempo di prima, mi riduco sempre all’ultimo a studiare e non riesco ad organizzare il tempo.

Organizzare lo studio o attività a lungo termine non è semplice. Bisogna valutare il tempo che si ha a disposizione e il tempo necessario per svolgere le attività. Quanto ci metto a fare la prima lettura del libro? Quanti giorni ho bisogno per rivedere appunti? Quanto tempo ho bisogno per ripetere?

Una volta pianificato il lavoro da fare giornalmente o settimanalmente, può essere che alcune persone tendano comunque a procrastinare, rimandando l’attività decisa per quella giornata finchè questa non risulta urgente e necessaria.

La tendenza a procrastinare ha degli svantaggi.

  • Più rimando, maggiore sarà il carico di lavoro da svolgere in breve termine.
  • Più rimando, più aumenterà il mio carico emotivo, come ad esempio l’ansia (Che ansia mi mancano pochi giorni e sono indietro), il senso di colpa (Perchè arrivo sempre all’ultimo?), la tristezza (Non riuscirò mai a farcela!).
  • Più rimando, più aumenterà la possibilità di avere conseguenze in termini di risultato (Ho studiato poco dato il poco tempo che ho dedicato alla preparazione).

Perché, allora procrastiniamo?

La procrastinazione può essere la conseguenza di uno stato emotivo.

Ad esempio, il pensiero di dover studiare e del futuro esame può crearmi un sintomo ansioso e di conseguenza, per gestire questa emozione, posso decidere di non pensarci e di rimandare l’attività. Quindi, nel breve termine procrastinare avrà un effetto positivo riducendo l’ansia, ma nel lungo termine potrà portare alle conseguenze che abbiamo visto.

Cosa si può fare per evitare di procrastinare?

Osservati e prova a rispondere a queste domande.

  • Ho programmato bene lo studio? Valuta se ti sei fatto un buon piano di studio valutando il tempo che hai a disposizione e il tempo necessario per le attività che devi svolgere.
  • Cosa sto provando e pensando nel momento esatto in cui decido di rimandare qualcosa a domani? Il pensiero che ti passa in testa ti genera un’emozione di ansia?
  • Che vantaggi e svantaggi ho nel rimandare a domani l’attività?

Autosservati per un po’ di giorni, provando a capire quante alternative riesci a mettere in atto, nel momento in cui cogli che ci sono solo svantaggi nel procrastinare quella singola attività.

Nel caso in cui non riesci a darti alternative potrebbe essere necessario affrontare meglio la natura dei pensieri e dell’emozione che provi, magari con l’aiuto di uno specialista.

Perché all’esame sono così agitato da non ricordare nulla?

Perché stai provando un’emozione che si chiama ansia.

L’ansia è l’emozione dell’incertezza. Prima di un esame, è normale provarla: si è incerti rispetto al risultato dell’esame.

L’ansia può essere sentita in diversi modi: sudiamo di più, aumenta il nostro battito cardiaco, respiriamo in modo irregolare, abbiamo mal di pancia ma anche confusione mentale o la sensazione di perdere il controllo.

Più l’ansia che proviamo è forte, maggiore sarà la manifestazione fisica e mentale: possiamo arrivare persino alla sensazione di perdere il controllo e di non ricordare più nulla.

Perché l’ansia ti porta ad avere difficoltà nella prestazione all’esame?

C’è uno stretto legame tra performance e grado di ansia provato. Questo legameè raoppresentabile tramite una curva gaussiana. Se l’ansia è troppo bassa o troppa alta la performance non sarà soddisfacente. Al contrario se l’ansia ha una intensità media e ottimale la prestazione sarà migliore.

In pratica, possiamo dire che un po’ di ansia prima dell’esame ti sprona a ripassare e studiare bene, quindi ti è utile. Se tu non provassi ansia probabilmente non dedicheresti del tempo a ripassare o a ripetere accuratamente. Ma se, al contrario, l’ansia è troppo alta, questo potrebbe paralizzarti davanti al professore.

Attenzione: non possiamo porci come obiettivo eliminare l’ansia a un esame, sarebbe impossibile e davvero poco utile!

Possiamo invece darci come obiettivo quello di imparare a riconoscere l’ansia e gestirla, essendo consapevoli che non è piacevole essere agitati, ma che possiamo tollerarla e gestirla.

Perché ho perso interesse per quello che studio?

Spesso non ho voglia di studiare, sono demotivato. Cosa posso fare?

Partendo dal presupposto che è normale poter avere dei momenti di maggior fatica e di demotivazione nel percorso di studi, è importante riflettere sulla frequenza, sull’intensità e sulle conseguenze di questa demotivazione.

Ecco alcune domande guida.

  1. Quanto spesso provo questa sensazione? È costante o ci sono momenti in cui ti piace quello che fai e non ti pesa? Se sono periodi di breve durata è normale, succede a tutti di sentirsi stanchi e demotivati. Se, invece la sensazione è costante, vale la pena porci attenzione e riflettere.
  2. Percepisco questa sensazione come intollerabile? O poco piacevole ma tollerabile? Mi pesa ma riesco comunque ad andare avanti o mi blocca totalmente? Se l’obiettivo che ti sei posto, ad esempio in termini lavorativi, o l’interesse per la materia sono importanti per te, probabilmente è più tollerabile il percorso di studi. Questo non vuol dire non fare fatica, ma che è possibile tollerarlo. Talvolta l’obiettivo che ci poniamo a lungo termine ci aiuta ad ancorarci a un percorso. Se, al contrario, ti risulta faticoso tanto da bloccarti o farti stare male a livello emotivo, è necessario porci attenzione. Potrebbero esserci diverse ragioni sottostanti!
  3. Quanto questa sensazione mi condiziona? Cosa mi porta a fare? Smetti di studiare, sei particolarmente triste o, al contrario, ti sembra di studiare e basta e tralasci altri aspetti importanti per te? È  importante valutare l’impatto del percorso universitario sulla tua vita: se influenza fortemente il tuo stato emotivo o le altre aree di vita probabilmente bisogna porci attenzione.

Una ulteriore riflessione da fare è il rapporto tra il devo e il voglio.

Nella vita non possiamo agire solo sulla base dei nostri devo ma neanche solo su quella dei nostri voglio. Riuscire a trovare un buon equilibrio tra questi due aspetti ci permette di raggiungere dei risultati, ma soprattutto di riuscire ad affrontare i percorsi che intraprendiamo in maniera funzionale e quindi inserendoli all’interno di un sistema di esperienze e attività (percorso di vita) piu ampio.

Giada Sera

Giada Sera

Psicologa Clinica e Psicoterapeuta

Svolge attività di consulenza psicologica e psicoterapia, con una particolare esperienza nella terapia di adolescenti e giovani. Laureata in Psicologia Clinica, dello Sviluppo e Neuropsicologia, presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca e specializzata in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale. È consulente sessuale (titolo A.I.S.P.) e ha ottenuto un Master di II livello in Neuropsicologa presso l'U.C.S.C di Milano.

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