Immaginiamo di essere ad un concerto, l’ultima canzone sta terminando ed il batterista del gruppo decide di lanciare le bacchette che ha appena utilizzato per suonare. Vogliamo afferrarle al volo anticipando le altre persone che ci sono intorno e che hanno la nostra stessa idea, ma, allo stesso tempo, non vogliamo né urtarli né colpirli: come e dove si muoveranno? quale sarà la traiettoria corretta del lancio?

Definizione e ruolo del controllo motorio

Se pensiamo ai complessi calcoli necessari per muoversi attraverso una folla di persone che ha il nostro stesso obiettivo, ci rendiamo conto di come afferrare le bacchette non sia un compito così semplice come sembra. Infatti, sebbene il mantenimento dell’equilibrio e la presa al volo siano azioni che noi normalmente gestiamo, effettuarle in modo sicuro in un contesto  complesso – come può essere quello di trovarsi in mezzo ad una moltitudine di persone – richiede il preciso e coordinato controllo di numerosi muscoli. E non è tutto, perché tale controllo si basa a sua volta sull’elaborazione di una enorme quantità di informazioni provenienti dal nostro organismo e dall’ambiente che ci circonda. Informazioni che ci permettono di orientare in modo corretto il nostro corpo nello spazio e in relazione alla gravità. Il nostro cervello gestisce questi compiti continuamente senza darci troppo peso.

Azioni simili a quella appena descritta, insieme a compiti cognitivi e motori di diversa natura, vengono guidati tutti i giorni e in tutti i momenti dal nostro sistema nervoso, che con i suoi miliardi di neuroni interconnessi rappresenta una delle strutture più complesse esistenti in natura. Gesti come muoversi, camminare, saltare, parlare, sorridere, cantare rientrano tutti in quell’area interdisciplinare chiamata controllo motorio. Il controllo motorio è un campo relativamente giovane della ricerca in biologia e può essere definito come un’area della scienza che esplora le leggi naturali che definiscono come il sistema nervoso interagisce con le altre parti del corpo e con l’ambiente al fine di produrre movimenti coordinati che hanno uno scopo.

Il Medical Dictionary for the Health Professions and Nursing definisce il controllo motorio come il processo di iniziazione, di comando e di valutazione/correzione del movimento volontario determinato.

Migliorare e perfezionare il controllo motorio risulta fondamentale:

  • per affinare movimenti specifici, come ad esempio nello sport, in cui un maggiore controllo motorio si traduce in un più preciso gesto tecnico e quindi in una performance più elevata;
  • in tutti quei casi in cui, a seguito della perdita delle funzioni motorie (una frattura, un ictus,…) si rende necessaria una corretta riabilitazione al fine di ripristinare e/o compensare specifici circuiti motori.

Motricità e balbuzie: esiste un legame?

Se è vero che la balbuzie è stata oggetto di interesse già a partire da 2500 anni fa, è soprattutto dal XX secolo che si è tentato di comprenderne l’origine e i fattori scatenanti. Grandi sforzi da parte della ricerca hanno mostrato come fattori ambientali, psico-emozionali e linguistici possano contribuire allo sviluppo di questo disturbo, anche se non necessariamente giocare un ruolo predominante come cause. Un grande passo in avanti è stato fatto nelle ultime due decadi grazie a un filone di ricerca che inquadra il meccanismo alla base della balbuzie in quell’area di cui abbiamo appena parlato: il controllo motorio.

Secondo le ricerche più recenti, la balbuzie si presenta come una perturbazione del sistema motorio della parola, nello specifico dei movimenti respiratori, fonatori, articolatori del movimento o della coordinazione. La ricerca dei meccanismi responsabili di questo disordine in un’area che riguarda i meccanismi neurali e sensomotori coinvolti nel controllo, nella coordinazione e nell’interruzione dei movimenti della parola, sembra essere un’intuizione valida. E infatti, dietro ad una “semplice” chiacchierata al bar si celano complessi schemi di controllo che permettono al nostro sistema nervoso centrale (SNC) di scegliere tra le molteplici e complesse trasformazioni del comando in atto motorio durante la pianificazione del movimento. Il tutto attraverso l’attivazione di aree del cervello che grazie a modelli di reti neurali modulano la velocità e l’articolazione della parola quando ci esprimiamo.

Considerare il parlare un atto neuro-motorio alla luce di quanto sta emergendo in letteratura ci sta accompagnando verso nuove frontiere terapeutiche che ci permettono di vedere i quadri disfunzionali della parola sotto una nuova luce.

Mauro Monesi

Mauro Monesi

Fisioterapista

Laureato in Fisioterapia presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, ad oggi è fisioterapista presso Physioup Studio Professionale e presso il centro sanitario Arcobaleno ’85 di Roma. È assistente alla didattica per il Master “Riabilitazione dei disordini muscolo scheletrici” presso l’Università degli Studi di Genova.

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