Il termine trauma deriva dal greco trayma e significa trafittura, perforamento.

La parola trauma indica la frattura di un tessuto prima intatto, sia esso un tessuto fisico (trauma fisico), oppure psichico (trauma psicologico).

Trauma fisico e trauma psicologico: le differenze

Il trauma fisico indica una categoria ampia, che comprende anche i piccoli incidenti. Infatti, dal punto di vista fisico, anche la stortura di una caviglia può essere considerata evento traumatico.

Il trauma psicologico, invece, soprattutto nel nostro immaginario, è qualcosa di grave, complesso e non sempre comprensibile.

Come descrive il Professor Massimo Ammaniti, uno dei più noti psicoanalisti dell’età evolutiva in Italia,

Il trauma è una rottura dell’esperienza quotidiana e della memoria, un evento non rappresentabile nella nostra mente, la quale per natura ha bisogno di incasellare i fatti nell’universo dei significati umani. Questa ferita psicologia si presenta come stordimento ed amputazione delle emozioni e la sua concretezza perdura nel tempo, provocando sofferenze mentali destabilizzanti.

Conseguenze di un trauma psicologico

Il trauma psicologico coincide quindi con un’interruzione dolorosa ed imprevedibile dello scorrere regolare degli eventi. Più la rottura è incomprensibile, più è distruttiva.

Se lo stordimento prodotto dal trauma non viene elaborato, ricostruito e condiviso attraverso la parola, può tradursi in stress che spesso si concretizza in alcuni sintomi.

Questi sintomi, se non affrontati, possono diventare stabili e provocare il Disturbo Post Traumatico da Stress (DPST), che può durare anche anni dopo che l’evento traumatico si è svolto.

Caratteristiche dell’evento traumatico

L’evento in grado di produrre un trauma psicologico (cd. evento traumatico) è un evento straordinario.

La straordinarietà non è data tanto dalla rarità in termini di frequenza, ma da quanto l’evento è in grado di scardinare le normali capacità dell’individuo di adattarsi alla vita.

L’evento traumatico è una situazione che comporta una minaccia alla vita o all’integrità del corpo dell’individuo.

Possono essere fonte di trauma anche avvenimenti che riguardano altri, ma che prevedono comunque una componente di violenza o morte. Un esempio sono le catastrofi naturali, o le guerre.

Quello che accomuna gli eventi traumatici, di qualsiasi natura essi siano, è il fatto di sconvolgere i sistemi che permettono all’individuo di avere un senso di controllo su ciò che succede, e di attribuire a questo un significato.

Attacco o fuga: le possibili reazioni all’evento traumatico

L’evento traumatico viene subito letto dall’individuo come un pericolo a cui dare una risposta.

La normale risposta umana al pericolo è messa in atto attraverso l’attivazione del sistema di attacco o fuga.

Si tratta di una serie di reazioni che coinvolgono il corpo e la mente. Esse modificano lo stato di allerta, attenzione, emozione e percezione.

Tutte queste modificazioni (cd. adattive) producono un’azione, che può essere

  • attacco: un avvicinamento diretto al pericolo
  • fuga: un allontanamento dal pericolo

Se però la portata dell’evento che si sta vivendo è troppo intensa, può diventare impossibile attivare una normale risposta attacco – fuga. La persona si trova cioè in uno stato di impotenza totale.

Ed è proprio quando ogni azione diventa impossibile che si verifica la reazione traumatica.

Dall’evento traumatico al trauma

Di fronte a questo black out delle azioni e della mente, si fa strada una terza tipologia di risposta, quella del congelamento (cd. freezing).

Non trovando una reazione efficace agli eventi che si stanno vivendo, il nostro corpo e la nostra mente si bloccano. L’immobilità diventa cioè la difesa estrema.

Per tutelarci dal dolore e dallo shock, il  nostro intero sistema psichico e fisico entra in uno stato di ipoattività temporanea.

Questa sospensione è un tentativo di sottrarci dal pericolo che però non ci permette di evitarlo realmente, ma solo dal punto di vista cosciente.

Effetti corporei, cognitivi ed emotivi

Chi ha vissuto una situazione traumatica sente, e agisce, come se il suo sistema di reazioni fosse scollegato dal presente, e avesse vita propria.

  1. Dal punto di vista corporeo, il trauma può produrre sovraeccitazione, ovvero uno stato di allerta permanente. In questa condizione, anche la più piccola sollecitazione provoca un ulteriore allarme.
  2. Dal punto di vista cognitivo, i ricordi del trauma possono restare attivi e intrusivi, interrompendo in modo problematico la vita quotidiana della persona. È come se l’evento non fosse del tutto trascorso, ma si ripresentasse di continuo, attraverso flashback e incubi ricorrenti, caratterizzati dal fatto di essere particolarmente reali.
  3. Le emozioni si svuotano di significato, sono scollegata dagli eventi che le hanno prodotte. Sono emozioni al di fuori dell’esperienza ordinaria, e ingestibili. Chi le ha sperimentate fa di tutto per evitarle. Sono emozioni che restano senza parole, che non possono essere dette, perché non possono essere sperimentate consciamente.

L’impatto sulla quotidianità

Il trauma ha un effetto potente anche in termini di progettualità di vita.

Cercare di dominare la paura e di ristrutturare il senso di controllo e di sicurezza perduto, significa, in molti casi, restringere il proprio orizzonte di vita.

Le persone traumatizzate arrivano così a negarsi opportunità di agire in modo nuovo e positivo, allo scopo di evitare situazioni che ricordino il trauma passato, o che prevedano la costruzione di un piano per il futuro.

Pianificare il futuro, vivere, significa assumersi nuovi rischi, che potrebbero potenzialmente rigettare in situazioni traumatiche.

Le esperienze centrali del trauma psichico sono l’impotenza, l’incomprensibilità, e la deprivazione del controllo su di sé e sulle situazioni.

Guarire dal trauma significa ricostruire, pezzo per pezzo, il senso di controllo perduto e la capacità di dare significato agli eventi.

 

Fonti

Ammaniti, M, Quei traumi incancellabili, La Repubblica, 2 Giugno 1999.

Herman, J. L, Guarire dal trauma, Roma, ed. scientifiche Ma.Gi. srl, 2005.

Erica Ceciliani

Erica Ceciliani

Psicologa specializzata in Psicoterapia Transculturale

Laureata in Psicologia Clinica, dello Sviluppo e Neuropsicologia, presso l'Università degli Studi di Milano-Bicocca, si occupa di progetti di prevenzione all'interno della scuola primaria di primo e secondo grado, con focus sulle tematiche di abuso, parità di genere, bullismo e uso di internet. Collabora con alcune ONG in Italia e all'estero, per la progettazione e la realizzazione di attività di supporto psico-sociale rivolte a donne e minori provenienti da situazioni di vulnerabilità.

Supera la balbuzie con noi

Metodo clinico dimostrato
Il metodo MRM-S per superare la balbuzie è scientificamente dimostrato da un progetto in collaborazione con l’Università San Raffaele

Esperienza consolidata
Vivavoce ha aiutato oltre 1300 pazienti in tutta Italia a superare la loro balbuzie