PSICHE
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Stress e balbuzie vanno spesso a braccetto.
Erroneamente, si tende a indicare l’uno come la causa dell’altra. Questa confusione, come le teorie sull’origine esclusivamente psicologica della balbuzie, è stata smentita dalla ricerca.
È però vero che lo stress ha un impatto notevole sulle nostre capacità verbali.
Lo stress è infatti una pressione che ci tocca tutti e a tutto tondo. Quando siamo sotto stress, iperattivazione corporea ed emotiva si presentano come due facce della stessa medaglia. Queste iperattivazioni possono avere importanti conseguenze anche a livello comportamentale. Ci distraiamo più facilmente, ricordiamo meno, fatichiamo a rilassarci, soffriamo d’insonnia. Le nostre prestazioni cognitive ne risentono.
Non è difficile quindi immaginare che tra stress e balbuzie esista un rapporto degno di essere approfondito.
A tutti è capitato di incepparsi, tentennare, e magari anche bloccarsi nel parlare in una situazione emotivamente significativa. Un esempio può essere la maggiore difficoltà nel trovare le parole quando ci troviamo a fronteggiare una situazione stressante.
Quella di parlare in pubblico è una fonte d’ansia comune e una richiesta stressante per molti di noi. Parlare in pubblico significa esporsi a un giudizio sociale, affrontare l’imprevedibilità della situazione e la conseguente ansia da prestazione. Tutte condizioni associate all’attivazione di una risposta psicologica di stress.
In uno studio effettuato su persone normofluenti (non affetti da balbuzie) sono state confrontate due condizioni: una di public speaking ad alto contenuto stressante, e una condizione di stress più ridotto.
Sono stati analizzati:
I risultati mostrano come la condizione stressante produca un aumento degli indici fisiologici di stress, e un’alterazione delle variabili verbali.
Da un lato aumenta la produttività verbale, il numero e la durata delle pause. In questo caso, per quanto riguarda la frequenza delle pause nell’eloquio, l’effetto è apparso tanto più intenso quanto maggiori erano gli indici fisiologici elicitati dagli stressors.
Dall’altro lato aumentano anche le disfluenze avvertite.
Alcuni studi hanno cercato di indagare l’effetto fisiologico dello stress su bambini con una storia di balbuzie.
È stata analizzata la presenza di biomarcatori di stress, come cortisolo e alfa amilasi nella saliva, in risposta a normali fonti di stress quotidiane.
I risultati mostrano come questi bambini non presentassero biomarcatori di stress differenti dalla norma di fronte a normali stressors quotidiani. Normali condizioni stressanti attivano cioè una reazione fisiologica di stress in linea con quella trovata in altri campioni che non presentavano disturbi dell’eloquio.
Lo stress non sembra avere effetti differenti a livello fisiologico sulle persone che soffrono di balbuzie.
Ciononostante, anche in condizioni normali, lo stress sembra influenzare negativamente le nostre capacità verbali, e in particolare la fluenza dell’eloquio, in termini di numero di pause e di disfluenze prodotte.
Anche se gli studi specifici scarseggiano, possiamo immaginare come in caso di difficoltà oggettiva, come la balbuzie, lo stress, inteso sia come stress cronico sia come evento stressante specifico, risulti un elemento di ulteriore difficoltà.
Ancora una volta è importante disancorarsi dal luogo comune secondo cui fra stress e balbuzie esista un rapporto causa-effetto. E’ fondamentale però tenere in conto di come trovarsi in una situazione stressante, acuta o cronica, metta in campo delle variabili peculiari, come le alterazioni fisiologiche, che possono influenzare intensamente la gravità del problema, inasprendo le difficoltà di chi già presenta problemi nell’eloquio.
Fonti
Buchanan T.W., Laures-
Ortega A.I., Ambrose N.G. (2011), Developing physiologic stress profiles for school-age children who stutter, Journal of fluency disorders, 36(4) pp. 268-73.