Si dice Rotacismo, vuol dire «R moscia». È un difetto di articolazione del suono «r» e non è un disturbo del linguaggio. Ecco cause, tipologie di «R moscia» e come comportarsi.

Il Rotacismo è la difficoltà nella produzione dello specifico fonema “r”. Si tratta di una dislalia (disturbo articolatorio) molto comune in età evolutiva. Il suono “r” infatti ha un’articolazione complessa. Prevede la vibrazione della punta della lingua (apice) contro la parte anteriore del palato. Per questo motivo è uno degli ultimi fonemi a essere acquisiti nel normale sviluppo linguistico del bambino.

Quali sono le cause?

Con dislalia si intende il disturbo dell’articolazione verbale. Può essere dovuto a fattori organici (deficit uditivo, alterazioni anatomiche, alterazioni neurologiche) o funzionali (cioè in assenza di fattori organici, si parla in questo caso di dislalie evolutive o funzionali).

È importante ricordare che il disturbo articolatorio non è un disturbo di linguaggio. La «R moscia» non riguarda uno dei livelli in cui è organizzata la competenza linguistica (fonologia, lessico, morfo-sintassi, pragmatica).

È un disturbo che riguarda l’articolazione, che è la realizzazione motoria del linguaggio.

I due disturbi possono tuttavia essere compresenti.

Spesso all’origine della difficoltà di pronuncia del fonema “r”, può esserci un’alterazione anatomica a carico del frenulo linguale. È quel sottile tessuto che unisce la lingua al pavimento della bocca. Nel caso in cui questo sia troppo corto o poco elastico, sarà presente una scarsa elevazione dell’apice della lingua e una difficoltà di vibrazione nella posizione corretta.

Che tipi di «R moscia» esistono?

Il bambino, quando deve pronunciare una parola che contiene il suono che non è in grado di produrre, può:

  • sostituire il suono con un altro;
  • omettere il suono;
  • distorcere il suono (produrlo in modo alterato).

Il rotacismo è dunque la distorsione del suono “r”, che oltre ad essere sostituito (spesso con il suono “l”) o omesso, può anche essere prodotto in modo alterato. A seconda della modalità e del luogo di articolazione, può essere definito in diversi modi:

  • uvulare: quando la vibrazione non interessa la punta della lingua, ma avviene posteriormente tra dorso della lingua e palato molle (all’altezza dell’ugola);
  • labiale: quando il movimento vibratorio è compiuto dalle labbra, invece che dalla punta della lingua;
  • monovibrante: quando il suono viene prodotto dalla punta della lingua nella posizione corretta, ma con scarsa vibrazione.

A chi rivolgersi?

Nei casi di disturbo dell’articolazione verbale in età evolutiva, soprattutto se l’eloquio del bambino risulta poco comprensibile, è utile rivolgersi a un logopedista. Lui farà una valutazione del quadro clinico e un’eventuale presa in carico riabilitativa. Il trattamento logopedico sarà mirato al raggiungimento di un inventario fonetico completo. Ciò per evitare eventuali ripercussioni sulla sfera emotiva o successivamente sugli apprendimenti.

Un difetto ben accettato

Nel caso specifico del rotacismo, è bene ricordare che il fonema “r” è uno dei più complessi della lingua italiana. Fisiologicamente esso può risultare non acquisito fino all’età di 6-7 anni. Inoltre il rotacismo rappresenta un difetto di pronuncia che non interessa solo i soggetti in età evolutiva, ma che può permanere anche in età adulta e che è socialmente ben accettato. Per questi motivi, la correzione del rotacismo solitamente non rappresenta una priorità nella terapia logopedica, ma può essere raggiunta in base alle esigenze del paziente (anche in età adulta) con alcuni esercizi mirati.

Redazione Vivavoce

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