La rabbia è un’emozione primaria e riconoscerla consente di imparare le regole sociali. Se nei bambini, però, si assiste a una sorta di autoregolamentazione, nei più grandicelli le esplosioni possono essere incontrollabili. Ecco alcune manifestazioni tipiche per imparare a comprenderla.

La rabbia: come si manifesta nel bambino 

La maggior parte dei bambini durante la crescita apprende spontaneamente a controllare la propria rabbia.

Le manifestazioni fisiche della collera tendono solitamente a diminuire fra i 3 e i 5 anni. Tuttavia, per alcuni bambini, le difficoltà a contenere le proprie reazioni di rabbia continuano a persistere durante la frequenza della scuola primaria, determinando problemi nella relazione con i pari.

La rabbia, considerata tra le emozioni primarie, può tradursi in comportamenti oppositivi, come, ad esempio, nella resistenza a rispettare le regole e le autorità. In alcuni casi è facile riconoscerla nei famosi “capricci”.

Ecco allora che l’ingresso nella scuola primaria può rendere evidente questa difficoltà, già presente in precedenza. L’ambiente scolastico è infatti un ambiente strutturato, con regole, figure di riferimento, tempi e spazi ben definiti. Tutto questo può amplificare la gestione difficoltosa dell’impulsività, dell’attenzione e dell’iperattività.

Cosa succede nell’adolescente?

Nell’adolescenza non è insolito provare rabbia.

In particolare, gli adolescenti tendono a manifestare questa emozione nei confronti dei genitori, dai quali sentono il bisogno di allontanarsi per affermare la propria identità. Si trovano, a tutti gli effetti, a vivere una fase di transizione e sono alla ricerca di una maggior autonomia.

Per questa ragione l’aspetto normativo genitoriale viene tollerato con maggiore difficoltà.

Inoltre, visto che il gruppo dei pari diventa fondamentale, se vi è una bassa capacità di gestione della rabbia questo avrà un grande impatto sulle relazioni.

In generale, la difficoltà nella gestione della rabbia potrebbe avere delle conseguenze sul funzionamento in diversi ambiti di vita:

  1. scolastico: scarso rendimento, deficit attentivo, fallimento scolastico, espulsione;
  2. familiare: conflittualità verbale, aggressività fisica, non comunicazione e chiusura;
  3. sociale: emarginazione, ingresso in gruppi dissociali.

 

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