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L’orientamento universitario è una fase importante nella vita di uno studente che sceglie di proseguire dopo la scuola secondaria. Bisogna però capire qual è la propria meta e quale percorso seguire per essere sicuri di arrivare e non perdersi per strada.
I consigli della coach Lucia Ivona per fare la scelta giusta.
«Nessun altro poteva ottenere di entrare da questa porta, a te solo era riservato l’ingresso. E adesso vado e la chiudo»
Orientamento è un termine denso di significato. Nello specifico, sull’orientamento scolastico e universitario si è scritto e si scrive moltissimo con approcci e punti di vista differenti. Proviamo invece a tornare all’origine di questa parola, ritrovando parte delle sue antiche radici e dei suoi significati.
Etimologicamente il termine “orientamento”, deriva dal verbo latino orior: sorgere, nascere, spuntare. L’oriente era definito, ed è tutt’ora così, il punto di nascita del sole. Per traslato oggi orientamento significa volgersi a oriente. Orientarsi.
Prima che arrivassero le tecnologie cui siamo abituati, volgersi ad oriente significava saper individuare il punto dal quale il sole sarebbe sorto, con la possibilità che conseguiva, di trovare i tre punti cardinali mancanti: nord, sud e ovest. Questo permetteva ai viaggiatori e ai marinai di programmare la propria rotta.
La parola orientamento quindi, presuppone che si sappia individuare l’oriente in qualità di punto fisso che facilita l’individuazione degli altri tre e che si abbia ben chiara la meta che si vuole raggiungere. Accade così, anche per l’orientamento universitario. Individuato l’oriente interiore, avremo scoperto anche la meta e il viaggio.
“Cosa voglio fare da grande? Cosa mi piacerebbe diventare?” sono solo alcune delle domande esplorative che studenti e studentesse prossimi alla scelta universitaria si pongono.
“Dove desidero arrivare?”,“Cosa mi piacerebbe realizzare?”: queste domande potrebbero aiutarci a individuare la meta ma non l’oriente, il punto fisso che determina tutto il resto. Le chiameremo domande meta.
Per trovare il proprio oriente le domande di partenza invece potrebbero essere:
“Dove mi trovo oggi? Finito il percorso di studi di scuola secondaria cosa ho imparato di me? Quali sono le materie che mi hanno appassionato? Verso cosa mi sono dimostrata incline, che cosa ho studiato con passione e con metodo, che cosa non ha mai suscitato in me interesse, attenzione, curiosità? E fuori dalla scuola, cosa mi ha appassionata? A cosa mi sono interessata? Cosa mi ha attratto?”
Rispondere a queste domande, che chiameremo domande oriente, potrebbe significare individuare l’oriente e cominciare a costruire una propria mappa interiore, ritrovando il resto dei propri punti cardinali interni.
Alcuni potrebbero non riuscire a rispondere a questa seconda tipologia di domande. Come fare, allora, a orientarsi?
Una delle possibili risposte potrebbe essere fermarsi e prendersi il tempo necessario per ricostruire i propri punti fermi al momento della scelta, perché se non si conosce bene la propria geografia interiore difficilmente si potrà essere capaci di orientarsi verso una meta.
In altre parole: se non so chi sono o cosa desidero autenticamente oggi, con molta difficoltà saprò tracciare davanti a me un cammino perseguibile. Il tempo dedicato alla scoperta del proprio oriente prima di scegliere sarà lo stesso che non verrà disperso disperderò lungo la via, come che accade spesso a chi fa scelte universitarie non ponderate.
Rispondere alle domande meta, invece, significa impostare un ragionamento e un piano di orientamento che consenta allo studente e alla studentessa, uscente dalla scuola superiore, di farsi un’idea rispetto ai differenti percorsi universitari che potrebbero essere d’aiuto a raggiungere la sua meta. Ciascuna facoltà potrà essere esplorata leggendo manuali, siti, testimonianze di altri studenti che daranno alla futura matricola una serie di articolate e dettagliate informazioni, indispensabili per una scelta accurata del proprio percorso di studio.
Così il nostro viaggiatore o la nostra viaggiatrice avràcominciato a puntare la bussola verso la meta. Ad esempio, se alle domande meta risponderà: “Voglio diventare medico”, a quel punto potrà salire sulla sua imbarcazione dopo aver studiato il percorso della facoltà di medicina.
Quello che spesso accade è che il nostro viaggiatore ha guadagnato così la sua dotazione di base: una meta e un percorso.
Se avrà saputo rispondere anche alle domande oriente, saprà superare le difficoltà che gli si presenteranno durante il viaggio perché la sua navigazione sarà agganciata ai restanti punti cardinali interni: inclinazione, passione, motivazione. Saprà dunque tenere il suo timone dritto fino alla meta. Orientato, appunto.
Se invece non lo avrà fatto, se non avrà trovato le risposte per le domande oriente, potrebbe trovarsi in difficoltà significative lungo il percorso perché la sua navigazione potrebbe non essere agganciata a niente. E la spinta dei motori potrebbe presto cessare.
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La meta, la laurea, infatti, non è visibile nel momento in cui si inizia il percorso universitario e non si può raggiungerla senza una carta che disegni le tappe del viaggio. “Ma c’è questa mappa!”, si potrebbe rispondere. “La fornisce la stessa università con il suo calendario di lezioni ed esami”. Questo è vero. In parte.
Per fare però in modo che quella mappa diventi un disegno interiore capace di orientarci e di farci camminare è necessario che si inscriva nel nostro spazio mentale: è necessario che sia agganciata alla nostra motivazione. I punti fissi per il nostro “oriente interno”, quindi, non sono le facoltà con i loro ritmi e i loro programmi da seguire; sono invece tre elementi che rappresenteranno il combustibile per il viaggio: inclinazione, motivazione e passione.
Alla base di una buona scelta, di un buon orientamento c’è la scoperta dei propri punti fissi: verso cosa mi inclino? Cosa mi attrae? Cosa mi spinge a muovermi verso una meta?
Quale aspetto del mondo, della vita, della cultura mi interessa a tal punto da spingermi all’azione? Scoprirò che potrebbe essere la ricerca, la matematica, la biologia, la musica, lo sport. E potrei felicemente scoprire che è proprio dentro queste passioni che troverò la mia meta: come scrive lo psicologo James Hillman, ne “Il codice dell’anima”, la quercia è già tutta presente nella ghianda.
Da coach, mi permetto di suggerire a chi sta orientandosi verso l’università: se non hai ancora scoperto i tuoi punti fissi, prenditi il tempo necessario per scoprirli e scegli una meta che possa utilizzare la tua passione per alimentare e sostenere la tua motivazione nel tempo; questo ti sarà di aiuto nel prefissarti obiettivi intermedi possibili, nello studiare con zelo e attenzione nonostante le fatiche, nel tenere il ritmo che l’università impone; significherà garantirti un buon rifornimento per un viaggio che durerà 5 anni e non 5 giorni e che a tratti, potrebbe essere particolarmente arduo e faticoso.
Partire con il pieno di energia e ritrovarsi esausti dopo i primi mesi, è una esperienza molta diffusa; solo gli appassionati alla loro scelta sapranno trovare nuove energie per alimentare la motivazione e tenere il passo.
Scegli dunque la facoltà che fa per te; quella che ti porterà a realizzare il tuo obiettivo. Ma prima di sfogliare le mille offerte accademiche, sfoglia te stesso o te stessa e trova le tue passioni, osservati e guarda in quale direzione sei inclinato o inclinata, dove pende la tua attenzione, da cosa viene attratto il tuo pensiero, cosa stimola la tua curiosità.
Domandati quale tipo di quercia è già tutta contenuta nella giovane ghianda che sei. Questa è la base. È solo la base. E tuttavia nulla si può costruire senza di essa.
In ambiente universitario si sviluppano capacità di autogestione, lavoro di gruppo e di responsabilità verso se stessi comprendendo come, lavorando per micro obiettivi, si raggiungano i traguardi prefissati.
La scelta dell’indirizzo di studi merita di essere valutata attentamente ponderando molteplici fattori, ma soprattutto è bene considerare in maniera conscia le proprie passioni, inclinazioni, attitudini e potenzialità, valutando attentamente l’impegno necessario che tale percorso comporta.
L’incipit di questo articolo, è tratto da un racconto di Kafka, intitolato “Davanti alla legge”.
Prima di scegliere il tuo percorso universitario, prenditi il tempo per leggerlo.
È una ghianda.
Kafka Franz, I racconti, a cura di Giulio Schiavoni, Milano, BUR Rizzoli (1985)
Hillman James, Il codice dell’anima, Milano, Adelphi (2009)
Foto di Andrea Piacquadio da Pexels