Come si imparano cose nuove? Quali sono i processi alla base dell’apprendimento? E che rapporto c’è con il tempo? Cosa accomuna i processi di apprendimento motorio alla balbuzie?

Imparare cose nuove è comune e automatico a ciascuno di noi ed è insito nel percorso di crescita personale. Ciò inizia in età scolastica e ci accompagna poi nella vita di tutti i giorni.

Inconsapevolmente nel voler aumentare le nostre competenze e conoscenze ci troviamo di fronte a difficoltà che superiamo solo con una costante applicazione.

Cosa c’è alla base di questi processi di apprendimento?

L’evoluzione delle neuro-immagini ha permesso di poter vedere come avvenga una riorganizzazione funzionale delle aree corticali e sottocorticali associate all’acquisizione e al consolidamento delle abilità motorie.

I cambiamenti plastici coinvolgono riorganizzazioni strutturali nell’architettura della sostanza grigia e bianca, che avvengono in un tempo minore di quanto si pensasse in precedenza.

L’acquisizione e il consolidamento a lungo termine delle abilità motorie giocano un ruolo fondamentale nella nostra vita quotidiana. Abilità come andare in bicicletta, scrivere, giocare a tennis sono acquisite attraverso pratiche ripetute.

L’apprendimento delle attività motorie si riferisce a quei processi attraverso i quali i movimenti vengono eseguiti più velocemente e in modo più accurato con la pratica.

C’è quindi una relazione diretta tra l’acquisizione delle abilità motorie e la plasticità neurale nel sistema nervoso centrale, che si manifesta con nuove interconnessioni distribuite in differenti regioni cerebrali che si sviluppano nel tempo.

Tempo e neuroplasticità

Una variabile fondamentale da prendere in considerazione in questi processi di neuroplasticità è il tempo.

A seconda di quanto tempo rimaniamo esposti a un determinato stimolo, o in base a quanto tempo dedichiamo ad un’attività esercitandoci in modo specifico, i cambiamenti corticali tendono a “strutturarsi”. È il motivo per cui, imparare una nuova lingua in un paese straniero confrontandosi costantemente con persone che parlano quella lingua, è più prolifico rispetto a chi segue lezioni una volta a settimana e si trova ad esercitarsi meno.

Questa considerazione di senso comune avviene per il motivo già detto in precedenza. Un esercizio costante e continuo modifica e ottimizza le reti neurali deputate a quell’abilità specifica (imparare una lingua, imparare un gesto sportivo etc..).

L’osservazione di cosa avviene al sistema nervoso centrale in seguito all’esercizio è stato ed è tuttora oggetto di studio in ricerche scientifiche, comuni a discipline diverse.

Pensiamo a quanto questo aspetto sia studiato, per esempio, in pazienti che hanno subito un danno neurologico, in coloro affetti da dolore cronico oppure nelle persone che presentano disturbi del linguaggio.

Le aree corticali si modificano

I mesi necessari per ottenere una modifica strutturale delle aree corticali interessate cambiano in base al tipo di pazienti presi in esame o alle diverse abilità che i soggetti devono apprendere.

Se pensiamo, per esempio, a soggetti con dolore lombare cronico, sappiamo che a livello motorio molto spesso hanno dei pattern (degli schemi) di movimenti alterati, ovvero la loro schiena non si muove più come dovrebbe. Questo non è tanto dovuto a un eventuale danno articolare o muscolare, quanto invece a modifiche delle aree corticali deputate al controllo della colonna.

In questo caso si è visto che, nonostante ci sia una risposta sintomatica positiva anche nel primo periodo della riabilitazione, per ottenere una modifica degli schemi di movimento e dei cambiamenti corticali sono necessari tre mesi di esercizio.

Riportando lo stesso discorso nell’ambito dei disturbi del linguaggio come la balbuzie, è comune un miglioramento in poco tempo in seguito all’esercizio, ma è necessario un periodo molto maggiore affinché possano modificarsi i circuiti neurali deputati al controllo del linguaggio stesso.

È soltanto attraverso le modifiche corticali strutturali che le nuove “abitudini” acquisite diventano automatiche.
Il mezzo per facilitare e indirizzare tali modifiche è un costante esercizio giornaliero.

Bibliografia

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Chunming Lu , Lifen Zheng . Reorganization of brain function after a short-term behavioral intervention for stuttering. Brain & Language 168 (2017) 12–22

Wand B, Parkitny L, O’Connell N et al. Cortical changes in chronic low back pain:

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Photo by Lukas Blazek on Unsplash

Mauro Monesi

Mauro Monesi

Fisioterapista

Laureato in Fisioterapia presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, ad oggi è fisioterapista presso Physioup Studio Professionale e presso il centro sanitario Arcobaleno ’85 di Roma. È assistente alla didattica per il Master “Riabilitazione dei disordini muscolo scheletrici” presso l’Università degli Studi di Genova.

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