Cosa pensano i maturandi 2020 del loro futuro esame di Stato al tempo del coronavirus? Quali preoccupazioni sono legate a questo momento tanto atteso e temuto?

Grazie all’esperienza diretta con loro è stato possibile confrontarsi e riflettere su questo tema. I ragazzi 2001 non si limitano a manifestare entusiasmo per un esame light, ma riportano numerose e più profonde considerazioni.

Abbiamo intervistato Giada Sera, Psicologa e Psicoterapeuta di Vivavoce, che ha raccolto le esperienze dei maturandi del 2020.

Come sarà l’esame di stato quest’anno?

I ragazzi rispondono prontamente riportando le ultime notizie sentite al telegiornale o inoltrate loro da genitori o compagni, ma concludono sempre sottolineando dubbi relativi alla struttura, alla modalità di studio e di valutazione.

I ragazzi stanno sperimentando emozioni contrastanti, in primis derivanti dall’incertezza: “Cosa dovrò affrontare?”.

Si sono preparati per cinque anni all’esame di Stato – all’idea di studiare per ore e ore, a serate dedicate a scrivere tesine ed elaborati, alla temuta seconda prova di indirizzo, all’immagine dei banchi nei corridoi, alla tensione nel momento in cui viene aperta la busta ministeriale, alla famosa notte prima degli esami e infine al paventato orale.

In questo senso, i maturandi di quest’anno non sanno cosa li aspetta.

Ad oggi si inizia a definire la struttura – una singola prova orale – ma rimane ancora incerta la modalità, a distanza o in presenza. Si può immaginare come tale situazione si sta ripercuotendo sugli animi fragili dei maturandi.

Infatti, se prima l’ansia era legata esclusivamente all’impegnativa preparazione e alla prestazione, ora è legata anche al non sapere cosa succederà.

Cosa pensano i ragazzi in una singola prova orale, in presenza o a distanza?

Sulla base del decreto legge n. 22 dell’8 aprile 2020, l’esame di Stato consisterà in un’unica prova orale.

Alcuni ragazzi si sentono tranquillizzati per il fatto di avere una prova sola invece di tre e di avere la commissione interna. In molti sono sicuri di aver maggior comprensione da parte dei professori o addirittura di avere la promozione assicurata.

Al contrario, chi ha sempre sofferto maggiormente le interrogazioni rispetto alle verifiche scritte riporta una maggiore ansia. Essa è dovuta all’idea di essere valutato su un’unica prova orale, al pensiero di avere una commissione di fronte o al timore che, data la  difficoltà nell’esposizione orale, la modalità a distanza renda tutto più difficile.

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Ma la riflessione dei maturandi va oltre la prova d’esame. Molti di loro infatti, ci riportano  anche considerazioni ed emozioni legate all’esperienza dell’esame di maturità. Sperimentano, in particolare un’emozione di tristezza.

  • È diffusa la sensazione di “perdita” di un evento, di un momento che è una tappa fondamentale nella vita di ogni adolescente. Sulla notte prima degli esami si sono girati film e scritte canzoni. L’attenta valutazione e l’aspettativa creatasi nella loro testa verrà totalmente capovolta lasciando l’amaro in bocca.
  • Un altro aspetto riportato con maggior sofferenza riguarda “l’ambiente classe”. I maturandi del 2020 hanno perso la possibilità di vivere gli ultimi mesi con i compagni e la sensazione di euforia mista a malinconia dell’ultimo giorno di scuola e del grido di liberazione al rintocco dell’ultima campanella.

Queste piccole esperienze scandiscono in realtà un momento importante, perché ci hanno dato e danno ai ragazzi di oggi la consapevolezza di un rito di passaggio, della fine di un percorso e l’inizio di un altro.

La situazione di emergenza sanitaria legata al coronavirus ha interferito con molti aspetti rituali delle nostre vite. E questo è ciò che succederà ai ragazzi del 2001.

Come poter gestire al meglio questo evento?

Possiamo dare ai maturandi alcune indicazioni pratiche su come gestire queste emozioni.

  • Riconosci cosa provi. chiediti che emozioni stai esperendo? Dove le percepisci nel corpo? E quale è il contenuto dei tuoi pensieri?
  • Accetta quello che provi. Ansia e tristezza vengono comunemente etichettate come emozioni “negative”: cerchiamo sempre di non provarle o di “eliminarle” il prima possibile. In questa situazione sono assolutamente congrue quindi, riconoscile e accettale come normali rispetto a questo evento invece di rifiutarle.
  • Datti l’obiettivo di gestire le emozioni, non eliminarle. Ricorda che eliminare le emozioni è impossibile e soprattutto poco utile. Le emozioni hanno un loro scopo e, se gestite bene, sono necessarie. L’ansia per un esame è normale: ti permette di prepararti al meglio, di dedicarci tempo e attenzione i giorni prima invece di stare al pc o alla tv. Quindi:
    • Valuta l’attivazione fisica delle emozioni e prova a ridurla. Cosa significa? Ad esempio, se quando sei agitato il battito cardiaco aumenta e inizi a sudare maggiormente, prova a ristabilire cicli respiratori adeguati rallentando il ritmo e aumentando il tempo destinato all’espirazione;
    • Valuta la natura dei tuoi pensieri e come questi determinino le emozioni che proviamo e la loro intensità. Una volta identificati, prova a ragionare su quale di questi pensieri ti è più o meno utile nel gestire le tue emozioni.

Ad esempio, se mi ripeto che devo assolutamente studiare il capitolo in un’ora o che se non prendo un determinato voto non valgo, l’emozione di ansia sarà sicuramente più intensa. Diverso è se reputo preferibile studiare il capitolo in un’ora, o se penso che nel caso in cui prendessi un voto in meno questo non determinerà il mio valore come persona. Le doverizzazioni e il valutarci per un singolo comportamento non sono pensieri utili.

  • Prova a creare una piccola ritualità che ti aiuti, per quanto possibile, a delineare quel momento di “passaggio”: una video chiamata con i compagni l’ultimo giorno, un ripasso “a distanza” i giorni prima dell’esame. Potete programmare un’uscita appena sarà possibile, festeggiare in casa con la famiglia questi momenti.

 Foto di Pixabay da Pexels

Giada Sera

Giada Sera

Psicologa Clinica e Psicoterapeuta

Svolge attività di consulenza psicologica e psicoterapia, con una particolare esperienza nella terapia di adolescenti e giovani. Laureata in Psicologia Clinica, dello Sviluppo e Neuropsicologia, presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca e specializzata in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale. È consulente sessuale (titolo A.I.S.P.) e ha ottenuto un Master di II livello in Neuropsicologa presso l'U.C.S.C di Milano.

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