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Cosa pensano i maturandi 2020 del loro futuro esame di Stato al tempo del coronavirus? Quali preoccupazioni sono legate a questo momento tanto atteso e temuto?
Grazie all’esperienza diretta con loro è stato possibile confrontarsi e riflettere su questo tema. I ragazzi 2001 non si limitano a manifestare entusiasmo per un esame light, ma riportano numerose e più profonde considerazioni.
Abbiamo intervistato Giada Sera, Psicologa e Psicoterapeuta di Vivavoce, che ha raccolto le esperienze dei maturandi del 2020.
I ragazzi rispondono prontamente riportando le ultime notizie sentite al telegiornale o inoltrate loro da genitori o compagni, ma concludono sempre sottolineando dubbi relativi alla struttura, alla modalità di studio e di valutazione.
I ragazzi stanno sperimentando emozioni contrastanti, in primis derivanti dall’incertezza: “Cosa dovrò affrontare?”.
Si sono preparati per cinque anni all’esame di Stato – all’idea di studiare per ore e ore, a serate dedicate a scrivere tesine ed elaborati, alla temuta seconda prova di indirizzo, all’immagine dei banchi nei corridoi, alla tensione nel momento in cui viene aperta la busta ministeriale, alla famosa notte prima degli esami e infine al paventato orale.
In questo senso, i maturandi di quest’anno non sanno cosa li aspetta.
Ad oggi si inizia a definire la struttura – una singola prova orale – ma rimane ancora incerta la modalità, a distanza o in presenza. Si può immaginare come tale situazione si sta ripercuotendo sugli animi fragili dei maturandi.
Infatti, se prima l’ansia era legata esclusivamente all’impegnativa preparazione e alla prestazione, ora è legata anche al non sapere cosa succederà.
Alcuni ragazzi si sentono tranquillizzati per il fatto di avere una prova sola invece di tre e di avere la commissione interna. In molti sono sicuri di aver maggior comprensione da parte dei professori o addirittura di avere la promozione assicurata.
Al contrario, chi ha sempre sofferto maggiormente le interrogazioni rispetto alle verifiche scritte riporta una maggiore ansia. Essa è dovuta all’idea di essere valutato su un’unica prova orale, al pensiero di avere una commissione di fronte o al timore che, data la difficoltà nell’esposizione orale, la modalità a distanza renda tutto più difficile.
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Ma la riflessione dei maturandi va oltre la prova d’esame. Molti di loro infatti, ci riportano anche considerazioni ed emozioni legate all’esperienza dell’esame di maturità. Sperimentano, in particolare un’emozione di tristezza.
Queste piccole esperienze scandiscono in realtà un momento importante, perché ci hanno dato e danno ai ragazzi di oggi la consapevolezza di un rito di passaggio, della fine di un percorso e l’inizio di un altro.
La situazione di emergenza sanitaria legata al coronavirus ha interferito con molti aspetti rituali delle nostre vite. E questo è ciò che succederà ai ragazzi del 2001.
Ad esempio, se mi ripeto che devo assolutamente studiare il capitolo in un’ora o che se non prendo un determinato voto non valgo, l’emozione di ansia sarà sicuramente più intensa. Diverso è se reputo preferibile studiare il capitolo in un’ora, o se penso che nel caso in cui prendessi un voto in meno questo non determinerà il mio valore come persona. Le doverizzazioni e il valutarci per un singolo comportamento non sono pensieri utili.