Con Disturbo Specifico dell’Articolazione dell’Eloquio si intende un

disturbo evolutivo specifico in cui l’uso dei suoni verbali da parte del bambino è al di sotto del livello appropriato alla sua età mentale, ma in cui vi è un normale livello delle abilità linguistiche.

In altre parole, si fa riferimento ad una fragilità che riguarda in modo selettivo l’aspetto fonetico-fonologico (capacità del bambino di riconoscere, articolare e utilizzare correttamente i suoni del linguaggio). Le competenze linguistiche (lessicali e sintattiche) e la capacità di comunicare in generale non risultano compromesse, né in comprensione né in produzione.

Il Disturbo Specifico dell’Articolazione dell’Eloquio rientra nella classificazione dei Disturbo Specifico di Linguaggio (DSL). Essi si definiscono come deficit significativi nelle abilità linguistiche rispetto alla norma, in assenza di altre cause riconoscibili.

Valutazione logopedica e diagnosi di Disturbo specifico dell’articolazione dell’eloquio

La diagnosi di Disturbo Specifico dell’Articolazione dell’Eloquio può essere posta solo in seguito ad una valutazione logopedica approfondita.

Questa valutazione è volta ad identificare tre seguenti criteri diagnostici (specificati dall’ICD-10).

  1. Capacità di articolare suoni verbali, valutata con test standardizzati, è significativamente al di sotto del livello appropriato all’età del bambino.
  2. Espressione e la comprensione del linguaggio, valutate con test standardizzati, sono comprese entro il limite di normalità per l’età del bambino.
  3. Assenza di altre cause: deficit sensoriale (uditivo), ritardo cognitivo, patologie neurologiche (epilessia, paralisi cerebrale infantile), anomalie morfologiche del distretto orale (labiopalatoschisi), disordini dell’interazione sociale comunicativa (autismo e disturbo pervasivo dello sviluppo) e deprivazione (mancata o inadeguata esposizione al linguaggio e/o carenze affettive e maltrattamento).

Come può presentarsi il disturbo?

La principale conseguenza è la compromissione dell’intellegibilità dell’eloquio, ossia difficoltà o impossibilità di comprendere ciò che il bambino dice.

La gravità del disturbo può variare da un effetto minimo (singole parole) fino a un linguaggio completamente incomprensibile.

Il disturbo di articolazione dell’eloquio include diversi tipi di errori.

  • Errori di articolazione, cioè la capacità di realizzare correttamente i suoni dell’eloquio. Errori di questo tipo sono le distorsioni, che riguardano suoni più complessi e che si sviluppano nelle normali tappe del linguaggio (r, s, z, gl, gn…). In casi di maggior gravità, possono essere distorti anche suoni che si sviluppano precocemente (vocali, p, b, m…).
  • Errori di categorizzazione linguistica dei suoni, cioè la capacità di riconoscere due suoni come diversi e quindi utili a modificare il significato di una parola. Un esempio sono la “P” e la ”B” in “pollo-bollo”. Gli errori di questo tipo sono considerati più gravi rispetto e includono: sostituzioni di suoni, omissioni di suoni o di parti di parole, errori nell’ordine dei suoni o nella struttura della parola.

Quando intervenire?

Se le difficoltà nello sviluppo del linguaggio persistono oltre i 3 anni, è utile rivolgersi ad uno specialista, in modo da riconoscere per tempo un eventuale disturbo. Intervenire precocemente permette di evitare possibili ripercussioni sia sul piano linguistico, sia emotivo e dell’apprendimento.

E’ bene ricordarsi che lo sviluppo del linguaggio nel bambino presenta una grande variabilità inter individuale. La presenza di un ritardo o di una difficoltà nella sua acquisizione non è per forza sinonimo di patologia.

Inoltre, gli errori di tipo fonetico-fonologico sono fisiologici fino ad una certa età di sviluppo e caratterizzano le prime tappe linguistiche di ogni bambino.

 

Fonti

Marotta L., Caselli M.C. I disturbi del linguaggi. Erickson, 2014.

World Health Organization. International statistical classification of disease and health related problems. ICD-10. Ginevra 2007.

 

Redazione Vivavoce

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