VOCE E LINGUAGGIO
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«Mio figlio ha 2 anni e non parla». A quanti è capitato di sentire o dire questa frase? Pochi vocaboli e un’apparente pigrizia nel parlare di un bambino provocano spesso preoccupazione. Soprattutto se, a partire dai 2 anni, è facile fare confronti con gli altri. Ma non tutti i bambini sviluppano il linguaggio allo stesso modo e negli stessi tempi. Ecco quando si può parlare di ritardo del linguaggio. E perché è bene non preoccuparsi prima del tempo.
L’espressione ritardo del linguaggio indica
bambini che, senza presentare particolari deficit uditivi, cognitivi e relazionali, sviluppano il linguaggio in ritardo rispetto alla media generale.
Cosa vuol dire?
Che non tutti i bambini iniziano a parlare nello stesso momento.
Se è vero che, di solito, intorno ai 2 anni un bambino possiede un discreto vocabolario (ca. 100 parole) e inizia già a formare le prime frasi, non bisogna pensare che questi dati statistici siano una regola per tutti.
Alcuni bambini iniziano a parlare più tardi di altri. Ecco perché vengono definiti parlatori tardivi (in inglese late talkers oppure late language emergence).
Attenzione però. Il ritardo non è un’etichetta diagnostica, ma una condizione clinica che può essere solo transitoria.
Alcuni bambini Late Talkers infatti, senza necessità di trattamento specifico, recuperano spontaneamente il ritardo nell’acquisizione del linguaggio e rientrano nei normali valori di sviluppo.
Lo sviluppo del linguaggio presenta una certa variabilità tra bambino e bambino. Tuttavia, gli studiosi riconoscono due principali criteri sulla base dei quali è possibile parlare di ritardo.
Ad oggi, sono definiti Parlatori Tardivi i bambini che:
e/o
L’individuazione dei bambini parlatori tardivi si basa su una valutazione del logopedista, svolta sulla base di questionari fatti dai genitori.
Il ritardo di linguaggio non è una diagnosi, ma una condizione clinica che può interessare bambini di età inferiore ai 3 anni.
L’età dei 3 anni rappresenta uno spartiacque tra un parlatore tardivo e un bambino con un probabile disturbo del linguaggio. Oltre questa età e solo dopo la valutazione di uno specialista, è possibile diagnosticare un Disturbo Specifico di Linguaggio.
Quindi, dopo i 3 anni, le possibili evoluzioni di un ritardo del linguaggio sono due.
Le espressioni ritardo del linguaggio (Late Talkers) e Disturbo Specifico del Linguaggio (DSL) non sono dunque sinonimi, in quanto si riferiscono a due condizioni cliniche differenti.
In molti casi il ritardo del linguaggio si risolve in modo spontaneo senza necessità di un intervento diretto.
Tuttavia, in caso di dubbi è importante rivolgersi al pediatra che può correttamente indirizzare al medico specialista di riferimento (Neuropsichiatra Infantile). Solo un’accurata valutazione clinica può identificare precocemente eventuali condizioni di rischio che potrebbero portare alla diagnosi di disturbo specifico del linguaggio.
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Fonti
Caselli M.C. et al. Il primo vocabolario del bambino: gesti, parole e frasi. Valori di riferimento fra 8 e 36 mesi delle Forme complete e delle Forme brevi del questionario MacArthur-Bates CDI. Milano, FrancoAngeli (2015).
Federazione Italiana Logopedisti Lazio, www.fli-lazio.it