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Può esserci un legame tra bullismo e balbuzie e anche da adulti possono persistere gli effetti delle esperienze subite. Cosa si può fare in questi casi? I consigli della psicologa Giada Sera del Centro Medico Vivavoce.

Bullismo e balbuzie

Il bullismo è un insieme di comportamenti aggressivi, intimidatori e di sopraffazione commessi da uno o più soggetti verso un altro soggetto percepito come più “debole.”

Si parla di atto di bullismo quando questi gesti sono intenzionali e ripetuti nel tempo. La caratteristica peculiare di questi gesti è l’assimmetria dei soggetti coinvolti, che definisce anche i ruoli nella relazione: il bullo – quello “forte”-  e la vittima – quello “debole”.

Esistono varie forme di bullismo:

  • verbale: quando i comportamenti del bullo sono prettamente verbali, come insulti o prese in giro;
  • psicologico: quando la vittima viene esclusa dal gruppo, viene ignorata o umiliata indirettamente;
  • fisico: il bullo ha agiti aggressivi sulla vittima, come spintoni, calci o pugni;
  • cyberbullismo: gli agiti sono veicolati da pc o cellulare, dagli insulti sui social e messaggi di minaccia a immagini diffamatorie.

Ma perché succede? Il comportamento del bullo va letto come segnale di disagio. Il suo comportamento è la manifestazione di una difficoltà: talvolta aggredire il più debole può avere la funzione di allontanarsi dalla propria vulnerabilità.

C’è un legame tra balbuzie e bullismo?

Vi può essere una relazione tra balbuzie e bullismo. Il bambino con difficoltà di fluenza potrebbe essere oggetto di scherno e diventare vittima. Il balbuziente ha maggior probabilità di essere bullizzato rispetto a un bambino normo fluente. Blood e collaboratori (2016) evidenziano un maggior percentuale di episodi di bullismo nei soggetti balbuzienti (30%) rispetto al campione di normo fluenti (14%).

Inoltre, dallo studio emerge la maggior probabilità nei soggetti balbuzienti adulti di sviluppare:

  • ansia dovuta all’interazione sociale;
  • paura del giudizio altrui o di valutazioni negative;
  • minore soddisfazione in termini di qualità della vita.

Quali conseguenze possono avere gli atti di bullismo?

La vittima, in particolare la vittima balbuziente, può riportare diversi sintomi e manifestare il suo disagio in diversi modi. Possono insorgere:

  • sintomi ansiosi: attacchi d’ansia, confusione mentale o manifestazioni somatiche (mal di pancia, mal di testa…) soprattutto in relazione a situazioni sociali e supportati dalla paura del giudizio altrui;
  • sintomi depressivi: definiti da umore basso e perdita di interesse e di piacere per le attività che si svolgono. Questi sono alimentati da pensieri autosvalutativi;
  • comportamenti di evitamento: la vittima evita i luoghi e le situazioni temute come la scuola, le feste o situazioni in cui dovrà avere uno scambio verbale con l’altro;
  • conseguenze a livello scolastico: ad esempio, cali di attenzione e concentrazione, difficoltà nell’apprendimento e disinteresse per lo studio e la scuola.

Vi sono significative conseguenze a livello psicologico. Studi scientifici evidenziano una correlazione tra vissuti di bullismo e il rischio di sviluppare problemi psicologici nei bambini (Kaltiala-Heino et al., 1999; Seals & Young, 2003; Glew et al., 2005; Klomek et al., 2007; Espelage & Holt, 2013).

Studi longitudinali hanno dimostrato le conseguenze a lungo termine del bullismo. È emerso ad esempio che sia le vittime che i bulli hanno una maggior possibilità in età adulta di sviluppare disturbi psicologici, come ansia, depressione, disturbi di personalità (Sourander et al., 2015).

Per approfondire B come Balbuzie. B come Bullismo.

Bullismo e balbuzie negli adulti, cosa si può fare se nonostante sia passato del tempo da questi eventi se ne risente ancora?

Può essere che nonostante sia passato molto tempo da questi eventi, essi si percepiscano ancora come significativi e dolorosi. Riuscire a fare chiarezza su quello che esperiamo ad oggi e imparare a prenderne distanza o valutarli più razionalmente può essere d’aiuto.

Prova a riflettere sui seguenti punti:

  • Poni attenzione a quali eventi ti hanno segnato e in che modo: porre attenzione a che significato diamo a un evento è molto importante. Cerca quindi di capire come ti sei sentito in quelle situazioni, che valore gli hai dato e cosa ti porti oggi di quell’evento;
  • Consapevole della lettura che ti sei dato di quella situazione, riconosci l’emozione che ti suscita e accettala: provare vergogna, tristezza o rabbia non è piacevole ma queste emozioni sono congrue rispetto a episodi di bullismo. È inutile e controproducente rifiutarle;
  • Cerca di ridurre la ruminazione: continuare a ripensare a quegli eventi potrebbe aumentare la tristezza e la depressione. Non puoi eliminare i pensieri ma soffermarcisi troppo spesso non ti è d’aiuto;
  • Guarda te stesso oggi: poni attenzione a cosa sei oggi, riconoscendo sia aspetti positivi che negativi, fai attenzione a non valutarti solo in base a quegli eventi;
  • Chiedi aiuto se hai bisogno: se questi episodi hanno ancora ad oggi un impatto forte sulla tua vita e sull’idea che hai di te, parlarne con un professionista infatti può essere la soluzione migliore.

 

Bibliografia:

Blood G.W., Blood I. M. (2016) Disorders Long-term Consequences of Childhood Bullying in Adultswho Stutter: Social Anxiety, Fear of Negative Evaluation,Self-esteem, and Satisfaction with Life, Journal of Fluency Disorders, 50, pp. 72-84.

Espelage, D. L., & Holt, M. K. (2013), Suicidal ideation and school bullying experiences after controlling for depression and delinquency. Journal of Adolescent Health, 53(1), S27-S31

Glew, G. M., Fan, M. Y., Katon, W., Rivara, F. P., & Kernic, M. A. (2005), Bullying, psychosocial adjustment, and academic performance in elementary school. Archives of pediatrics & adolescent medicine, 159(11), 1026-1031

Kaltiala-Heino, R., Rimpelä, M., Marttunen, M., Rimpelä, A., & Rantanen, P. (1999), Bullying, depression, and suicidal ideation. Finnish adolescents: school survey. Bmj, 319(7206), 348-351

Klomek, A. B., Marrocco, F., Kleinman, M., Schonfeld, I. S., & Gould, M. S. (2007), Bullying, depression, and suicidality in adolescents. Journal of the American Academy of Child & Adolescent Psychiatry, 46(1), 40-49

Seals, D., & Young, J. (2003), Bullying and victimization: Prevalence and relationship to gender, grade level, ethnicity, self-esteem, and depression. Adolescence, 38(152), 735

Sourander, A., Gyllenberg, D., Brunstein Klomek, A., Sillanmaki, L., Ilola, A.M., & Kumpulainen, K. (2015). Association of Bullying Behavior at 8 Years of Age and Use of Specialized Services for Psychiatric disorders by 29 years of age. JAMA Psychiatry, 73(2), 159-65

 

Foto di Japheth Mast da Pexels

 

Giada Sera

Giada Sera

Psicologa Clinica e Psicoterapeuta

Svolge attività di consulenza psicologica e psicoterapia, con una particolare esperienza nella terapia di adolescenti e giovani. Laureata in Psicologia Clinica, dello Sviluppo e Neuropsicologia, presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca e specializzata in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale. È consulente sessuale (titolo A.I.S.P.) e ha ottenuto un Master di II livello in Neuropsicologa presso l'U.C.S.C di Milano.

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