La balbuzie in famiglia
Quando un figlio inizia a balbettare, la famiglia e i genitori in particolare possono reagire in molti modi.
Spesso la reazione dei genitori è guidata dall’allarmismo e dal tentativo di risolvere il problema al più presto, per evitare il rischio che divenga permanente e possa compromettere la vita sociale, le amicizie, il rendimento scolastico.
In altri casi invece la balbuzie può diventare un tabù e il problema viene taciuto, ignorato o sottovalutato dalla famiglia.
In molti casi i familiari vivono un profondo senso di colpa. I genitori iniziano a chiedersi dove e quando hanno sbagliato. Le relazioni familiari rischiano così di perdere spontaneità, di snaturarsi gradualmente perché al centro di tutto è comparso un imprevisto sgradito e pericoloso: la balbuzie.
In questo quadro è chiaro che per affrontare correttamente questa sfida occorre tenere in considerazione l’aspetto psicologico sia del bambino sia di chi gli sta vicino.
Tuttavia bisogna ricordare che la balbuzie non è causata da un problema psicologico o da un trauma, come spesso si crede: la persona o il bambino che balbetta spesso viene etichettato come “ansioso”, “problematico”. Niente di più sbagliato.
L’ansia in questa partita gioca certamente un ruolo cruciale, ma non come causa, come effetto.
Le attese negative dei genitori e degli insegnanti, lo scherno dei compagni di scuola, non possono che generare nel bambino che balbetta un grado di ansia di gran lunga superiore a quella dei propri coetanei. Una situazione comprensibile che non deve essere scambiata per patologica.
L’informazione e la presa di coscienza di cos’è la balbuzie, ma soprattutto la consapevolezza del fatto che non sia insuperabile fanno il resto. L’ansia vive a stretto contatto con il dubbio e con l’incognito. Indicare una strada sicura, dei passi da fare insieme e un traguardo alla propria portata sono i segreti per vincerla.