Le ricerche lo confermano: chi balbetta vittima di bullismo con una frequenza maggiore rispetto a chi non presenta difficoltà nell’eloquioLa balbuzie non si vede, ma non si può nascondere.  Le manifestazioni esternamente osservabili della balbuzie (come i tentennamenti, le frequenti pause e le possibili ripetizioni) fanno sì che chi ne soffre possa divenire facile bersaglio di benevolo scherno e leggere derisioni. Ne sono esempi le molte barzellette e le figure caricaturali di alcuni film e cartoni animati. D’altro canto, però, le difficoltà della comunicazione e la diversità dell’eloquio possono purtroppo facilmente degenerare in pesanti prese in giro e scherzi di cattivo gusto.

Se a questo aggiungiamo l’evidenza che la balbuzie può determinare condotte di ritiro e di isolamento sociale, dettate dalla tendenza di evitare il coinvolgimento in situazioni con tante persone, e il silenzio in interazioni con più interlocutori, capiamo bene come chi balbetta possa essere percepito come un membro anomalo o debole del gruppo. Questo, soprattutto in età adolescenziale e preadolescenziale, quando l’appartenenza al gruppo è fondamentale, può trasformare chi balbetta in facile bersaglio di fenomeni di bullismo e prevaricazione.

Balbuzienti e bulli: cosa dice la ricerca

Le ricerche lo confermano: chi balbetta è spesso vittima di fenomeni di bullismo, e con una frequenza maggiore rispetto a chi non presenta difficoltà nell’eloquio. In modo speculare, la percentuale di persone che balbettano che riportano di aver ricoperto nel corso della propria vita il ruolo di bullo, è molto ridotta. Esperienze di bullismo associate alla balbuzie sono fatte risalire a tutte le situazioni scolastiche di ordine e grado, fino ad arrivare a presentarsi con una percentuale molto bassa (ma non assente) all’università. Questo dato conferma i risultati degli studi sull’andamento temporale del bullismo che sottolineano come gli episodi di sopruso siano caratteristici soprattutto della fase di costruzione dell’identità corrispondente al periodo delle scuole medie e superiori, andando poi a ridursi con l’acquisizione di una struttura identitaria più stabile.

Il bullismo però, può comportare importanti conseguenze che si trascinano per molto tempo, in alcuni casi fino all’età adulta. A livello accademico, psicologico, sociale e fisico vengono frequentemente riscontrati un drastico peggioramento nelle attività scolastiche, una riduzione dell’autostima, una maggiore probabilità di sviluppare sintomatologie depressive, e una maggior incidenza di malattie a carico dei sistemi respiratorio e digerente. L’essere stato vittima di fenomeni di bullismo determina, inoltre, una maggior tendenza all’isolamento sociale, paura del giudizio altrui e una riduzione della qualità della vita. Questo quadro riguarda in misura maggiore chi balbetta.

Secondo alcune ricerche esisterebbe in generale una relazione causale tra l’esperienza di bullismo e lo sviluppo di ansia sociale. La relazione si complica con l’aggiunta dell’elemento balbuzie. Balbuzie e bullismo avrebbero entrambi un ruolo nell’attivare vissuti di ansia sociale, riducendo la motivazione del soggetto a vivere esperienze sociali, in un pericoloso circolo vizioso, in cui finiscono per essere evitate anche esperienze sociali positive che potrebbero migliorare il quadro. E’ l’esperienza del bullismo ad esacerbare o addirittura causare l’ansia sociale o è il ritiro sociale che fa apparire target ideali? Questa rimane tutt’ora una questione aperta.

Accanto all’ansia sociale e all’evitamento, altri fattori che sembrano accomunare balbuzie e bullismo sono la paura di una valutazione negativa da parte degli altri e la percezione di una cattiva qualità di vita. Il timore del giudizio altrui è una costante nella vita di chi balbetta, caratteristica che viene senza dubbio esacerbata nel caso di esperienze altamente negative come quelle associate al bullismo. In modo simile, la percezione di una cattiva qualità della vita viene negativamente influenzata dalle esperienze di bullismo e le conseguenze negative si ripercuotono per tutto l’arco della vita. Al contempo, la presenza di alcuni fattori, quali una buona autostima e il supporto della famiglia, sarebbero invece associati ad una maggiore qualità della vita anche nelle persone che balbettano. L’identificazione e lo sviluppo di questi fattori psicosociali ha sicuramente un ruolo chiave nel migliorare la vita di chi balbetta.

Difficoltà comunicative e bullismo: un circolo vizioso da spezzare

La situazione è complessa: da un lato, la balbuzie determina stereotipi negativi e stigma sociale; dall’altro, chi balbetta può divenire facile vittima di fenomeni di bullismo proprio a causa del suo modo di comportarsi nelle situazioni sociali, determinato dalla presenza stessa della balbuzie. Il circolo che si instaura è senza dubbio vizioso e determina l’esacerbarsi della tendenza al ritiro delle situazioni sociali per il timore di venire derisi. E’ sicuramente necessaria una maggiore consapevolezza dell’intricata relazione tra balbuzie e bullismo e le sequele psico-sociali (ansia sociale, paura di essere valutato negativamente, ridotta soddisfazione riguardante la qualità della propria vita).

Anche in questo ambito la prevenzione risulta fondamentale: un’attenzione precoce su questi fragili equilibri e le loro micidiali interazioni, potrebbe aiutare a prevenire l’instaurarsi di problematiche durature, naturalmente connesse alla presenza della balbuzie e pesantemente inficiate da eventuali fenomeni di bullismo, le cui conseguenze negative si trascinano con pesanti ripercussioni anche nella vita adulta.

Foto: Flickr, Jody Sticca

 

Redazione Vivavoce

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