VOCE E LINGUAGGIO
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Per rispondere a questa domanda ci siamo avvalsi della definizione proposta dal sito della Federazione Logopedisti Italiani (FLI).
Questa definizione riassume in poche righe le principali competenze e atti professionali del Logopedista. Per conoscere le aree d’intervento logopedico in modo più specifico ed approfondito, tuttavia, occorre avere in mente i documenti ufficiali e la normativa che identificano e riconoscono questa figura professionale.
La professione del Logopedista in Italia ha avuto come precursori una serie di figure che si occupavano a vario titolo di linguaggio, voce e di corretta articolazione delle parole: maestri di canto e di dizione, educatori e maestri di bambini sordi, fisioterapisti o infermieri specializzati.
Ma è solo a partire dagli anni ’70, grazie alle nuove conoscenze in ambito scientifico, all’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale (SSN, Legge 833/78) e al successivo riordino delle prestazioni e del personale sanitario, che il Logopedista viene identificato come un professionista appartenente ad uno specifico settore sanitario, che è quello della riabilitazione.
Da allora è stata emanata (e continuano ad essere emanate) una serie di normative, che hanno permesso via via di riconoscere la figura del Logopedista come professione sanitaria dotata di autonomia e responsabilità e di inquadrare il suo ambito di competenza rispetto a quello delle altre figure professionali.
In base a quanto stabilito dalla Legge 42/1999 “Disposizioni in materia di professioni sanitarie”, il campo di attività, di autonomia e di responsabilità del logopedista, è determinato da tre principali normative, che riportiamo di seguito nei loro punti principali.
Contiene una delle prime definizioni di logopedista: “Il Logopedista è il professionista sanitario che, in possesso del diploma universitario abilitante, svolge la propria attività nella prevenzione e nel trattamento riabilitativo delle patologie del linguaggio e della comunicazione in età evolutiva, adulta e geriatrica” (Art.1).
Questa definizione ad oggi non risulta essere del tutto aggiornata ed esaustiva. A essa si può dunque aggiungere quella del Profilo Professionale Europeo (emanata dal Comité Permanent de Liaison des Orthophonistes / Logopèdes de l’Union Européenne, CPLOL):“Il Logopedista è il professionista sanitario che, formato in ambito universitario, svolge autonomamente la propria attività nella prevenzione, nella valutazione, nel trattamento riabilitativo e nello studio scientifico della comunicazione umana, dei disturbi a essa associati e della deglutizione”.
E’ un documento ufficiale, elaborato dalla Federazione Logopedisti Italiani (organo rappresentativo della categoria, in assenza di un albo professionale) che ha lo scopo di delineare l’identità culturale e i valori che guidano l’operato del Logopedista, rispetto alla sua istruzione, alle sue competenze e ai suoi comportamenti, in ambito professionale.
L’articolo 8 del Codice Deontologico elenca gli atti professionali del Logopedista:
“L’assunzione in carico del paziente nella gestione terapeutica avviene in piena autonomia, sulla base delle competenze ed in conformità all’insieme degli atti professionali peculiari del Logopedista.
L’esercizio della professione si attua mediante i seguenti interventi logopedici:
a) Valutazione e Bilancio nella Clinica Logopedica;
b) assunzioni di informazioni oggettive e soggettive attraverso utilizzo di strumenti standardizzati, test, colloqui, osservazioni;
c) analisi della documentazione clinica prodotta dalla persona assistita;
d) consulenza/counselling;
e) cura, educazione/abilitazione/riabilitazione;
f) monitoraggio degli interventi;
g) programmazione del trattamento/intervento;
h) prevenzione;
i) revisione del programma di intervento;
j) semeiotica;
k) valutazione/verifica dell’efficacia del trattamento;
l) ricerca;
m) formazione”.
Nello stesso articolo è espresso un altro aspetto importante che riguarda l’attività logopedica:
“L’esercizio della professione si realizza secondo un rapporto di dipendenza, in ambito pubblico o privato, oppure di tipo libero-professionale; esso si attua in riferimento ad una esplicita diagnosi medica.”
Il logopedista esercita la propria attività in piena autonomia nell’ambito degli atti professionali previsti dalla sua professione, tuttavia tra questi non c’è la formulazione di diagnosi. Il logopedista, infatti, è tenuto ad operare solo in riferimento ad una diagnosi medica.
Attualmente per esercitare la professione è necessario conseguire la specifica laurea triennale in Logopedia afferente alla facoltà di Medicina e Chirurgia, il cui ingresso è a numero chiuso.
La laurea in Logopedia ha una storia relativamente recente, se si considera che la prima Scuola Diretta a Fini Speciali per tecnici di Logopedia nacque nel 1969 a Padova. Essa faceva parte della facoltà di Lettere e aveva un’impostazione più linguistica che medica.
Successivamente ci fu la trasformazione in Diploma Universitario, ma solo nel 2001 in Italia il Logopedista ha ottenuto un titolo universitario di laurea con valore abilitante all’esercizio della professione.
La formazione del logopedista comprende le patologie elencate nel Catalogo nosologico del Logopedista:
Il team multidisciplinare di specialisti del Centro Medico Vivavoce effettua diagnosi e riabilitazione dei disturbi del linguaggio, della comunicazione, delle funzioni orali e della deglutizione, sia in età evolutiva, sia in età adulta. Per maggiori informazioni scrivici a info@vivavoceinstitute.com.
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Bibliografia:
Castagna L.M., De Cagno A.G., Il core competence e il core curriculum del logopedista. Springer-Verlag Italia, 2012.
Vernero I., Schindler O., Storia della logopedia. Springer-Verlag Italia, 2012.
Schindler O., Catalogo Nosologico Foniatrico-Logopedico.
Sitografia:
http://www.cosp.unimi.it
https://fli.it
https://www.flipiemontelogopedia.it