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Quando parliamo di timidezza e quando di ansia sociale? La timidezza diventa un problema quando va ad interferire con il normale svolgimento della vita quotidiana. Cosa fare allora e a chi rivolgersi?
La timidezza non rappresenta né un disturbo né una patologia, si caratterizza come un tratto temperamentale che rende la persona maggiormente sensibile e riservata.
Quando si parla di una persona timida si intende un soggetto che fatica a mostrarsi agli altri, a essere libero e spensierato nel dire e nel fare le cose a modo proprio. Questa rappresenta, in tutte le sue sfaccettature, una limitazione nella relazione con il mondo circostante. Tale caratteristica della personalità non si manifesta in modo uguale in tutte le persone e circostanze. Può succedere che si presenti come dei blocchi momentanei che arrecano un malessere nel mettersi a confronto con gli altri.
La persona tende a evitare i luoghi molto affollati, non si mette in relazione con grossi gruppi di persone e tiene per sé i propri pensieri. Tende infatti a relazionarsi con piccoli gruppi di amici, preferibilmente molto intimi, rimane molto ligio alle regole per evitare di mettersi in mostra e cerca sempre il supporto di qualcuno.
Per approfondire: Il disturbo d’ansia sociale nei giovani
Caratteristiche fisiche della timidezza sono: rossore, sudorazione, tremore, difficoltà di eloquio, tendenza del soggetto a distogliere lo sguardo dalla situazione temuta, cercando di chiudersi in se stesso. È caratterizzata anche dalla vergogna per le proprie caratteristiche personali e con la paura del giudizio e l’affronto dell’altro.
Anche l’influenza culturale ha un forte impatto sulla timidezza. In Giappone, ad esempio, una cultura e un’educazione molto rigidi creano adolescenti molto riservati e caratterizzati da una maggiore timidezza.
Il periodo in cui la timidezza si presenta maggiormente e si caratterizza come un disagio è senz’altro l’adolescenza. Durante la fase di crescita si è sempre soggetti a continui cambiamenti, che possono mettere in difficoltà i ragazzi in quanto non più sicuri di sé, trovandosi al centro di un turbinio emotivo. I ragazzi vedono molta differenza fra sé e i propri compagni e amici e temono di essere continuamente giudicato da loro.
Un mondo che sicuramente non facilita la vita dell’adolescente timido è internet: mettersi a confronto con profili che non si caratterizzano come reali ma si mostrano migliori e perfetti non rendono semplici i vissuti emotivi dei ragazzi. Questo può portare alla nascita di insicurezze e sentimenti di inferiorità nei giovani, che tendono a chiudersi maggiormente e a sentirsi in difetto rispetto alle loro caratteristiche comportamentali.
La timidezza diventa un problema nel momento in cui va a interferire con il normale svolgimento della vita quotidiana limitando la capacità di vivere relazioni. Quando questa, per un lungo periodo (tale se superiore a sei mesi), porta un intenso malessere fisico e mentale alla persona costringendola a evitare situazioni sociali, senza mettersi nemmeno alla prova per timore del giudizio e del pensiero altrui, è necessario rivolgersi a uno specialista che vada a comprendere cosa sta succedendo e, se necessario, iniziare a parlare di ansia sociale.
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Non bisogna sottovalutare la timidezza quando crea delle barriere a livello della vita personale, sociale e lavorativa. Non bisogna pensare da autodidatta o basarsi solo su informazioni trovate su internet. È importante rivolgersi innanzitutto al medico di base per capire meglio la situazione che rimanderà allo specialista adatto.
Anche il ruolo famigliare è importante ed è necessario comprendere la difficoltà senza porre delle prove o creando un maggior senso di inferiorità mettendo a confronto il soggetto con altri.
“La timidezza è una condizione strana dell’anima, una categoria, una dimensione che si apre la solitudine” – Pablo Nerdura
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