PSICHE
Le emozioni dei bambini non sempre sono chiare e facili da gestire. Genitori e insegnanti hanno un ruolo essenziale nel fornire a bambini e ragazzi gli strumenti per la gestione delle emozioni.
Consigli per i genitori
A volte per il genitore non è facile riconoscere cosa prova il proprio figlio, cosa ci sia dietro un certo comportamento e quindi come agire.
Pensiamo per esempio a un bambino che fa molti capricci o che non vuole andare a scuola. Oppure a un adolescente che mette il muro e fatica a raccontare cosa è successo a scuola o con gli amici. In queste situazioni lo stato emotivo non è dichiarato e i genitori possono sentirsi spaesati.
Anche in quelle situazioni in cui l’emozione viene verbalizzata dal bambino o dall’adolescente, ci possono essere delle difficoltà. Il genitore potrebbe fare fatica ad accettare quello che prova il figlio.
Le emozioni dei bambini e le nostre
Immaginiamo, per esempio, di aver preparato con grande cura la festa di compleanno di nostro figlio. Alla sera, ci sentiamo dire che si è annoiato tutto il giorno. È importante in questo caso riconoscere che ci sentiamo arrabbiati, che questo è comprensibile. Però ricordiamoci che se neghiamo l’emozione di nostro figlio non lo aiutiamo a verbalizzarla e a costruire un dialogo interno differente.
Dobbiamo, infatti, accettare che nostro figlio provi delle emozioni che non ci piacciono: è una persona diversa da noi. Così facendo potremo entrare in una modalità cooperativa con lui, piuttosto che di scontro.
Potrei dirgli che mi dispiace che non si sia divertito e chiedergli il motivo. Solo dopo averlo accolto e ascoltato, potrei aiutarlo a notare qualcosa della festa che gli è piaciuto. Lo aiuto a trovare un altro punto di vista a cui magari non riesce ad accedere.
Cosa fare quando si comporta male?
Speso non sappiamo che fare con i comportamenti, dal capriccio al muro adolescenziale.
È fondamentale che il genitore accetti per se stesso il fatto che quel comportamento lo irrita, lo rattrista o gli faccia provare ansia. Queste emozioni, però, sono legate a un comportamento del figlio. Non è quello che provano in generale per il bambino in sé.
Un’emozione riportata spesso dai genitori è il senso di colpa.
La colpa non aiuta nella relazione.
Deriva spesso da un rimprovero fatto a se stessi per aver provato una certa emozione o per non aver agito nel modo migliore in assoluto.
Sicuramente non bisogna ragionare sulla risposta migliore in assoluto che un genitore può dare. Al contrario, bisogna guardare al meglio che si può e si riesce a fare in quello specifico momento, avendo la consapevolezza che non esiste un libretto di istruzioni.
Emozioni a scuola: consigli per gli insegnanti
La scuola rappresenta per il bambino un luogo di vita. Non si limita a dare un’istruzione, ma contribuisce alla crescita e allo sviluppo della persona.
Gli anni scolastici costituiscono un importante momento per lo sviluppo delle competenze emotive e della propria identità. Attraverso le relazioni con i coetanei e con gli insegnanti i bambini e gli adolescenti hanno l’opportunità di acquisire molte abilità. Ad esempio, conquistano la capacità di leggere stati emotivi e intenzioni altrui, imparano le modalità di relazione, il rispetto e le regole.
Il contesto scolastico ha il grande compito di aiutare gli alunni a rispondere alle sfide connesse all’apprendimento. E insieme a questo insegna molto anche a riguardo della gestione del proprio comportamento e alla costruzione delle relazioni con i pari, promuovendo lo sviluppo di abilità di tipo emotivo e sociale.
Fondamentale in questo percorso è il ruolo degli insegnanti.
Ruolo che non sempre è semplice. Non dimentichiamoci che gli insegnanti hanno un notevole carico emotivo, dovendo gestire classi numerose di alunni con caratteristiche uniche cui prestare attenzione.
Cosa può fare l’adulto per migliorare la competenza emotiva?
La cosa importante nella relazione con un bambino o un adolescente è cooperare con lui. Bisogna aiutarlo a riconoscere le emozioni, non a negarle. Si può suggerirgli di riflettere sul pensiero che ha fatto, per costruirsi un dialogo interno più positivo e confortante.
L’adulto può favorire una comunicazione aperta, parlando per primo delle proprie emozioni. È importante raccontare di come anche anche lui ha avuto difficoltà, mostrando che ci può essere una risoluzione.
Ad esempio, l’insegnante può condividere le passate difficoltà in matematica, la fatica nel superamento di un esame all’università o il disagio di inserirsi in una nuova squadra di calcio.
Spesso alle emozioni dei bambini seguono comportamenti problematici: non rispetto delle regole, comportamenti impulsivi, forti chiusure. In questi casi ci esistono tante strategie (semplici ma ben strutturate) che il genitore può applicare a casa sotto il suggerimento e la guida di un esperto.
La prima cosa in assoluto che suggeriamo a genitori o insegnanti è quella di diventare ottimi osservatori valutando le ricorrenze di comportamenti, emozioni o sensazioni fisiche in modo da comprendere se sono conseguenti a qualcosa.
Cosa invece non fare? Creare uno scontro o dei tabù sulle emozioni.
Ruolo dello psicologo in ottica di benessere
Sempre di più lo psicologo non si occupa solo di patologia ma anche di benessere. Fornisce guida e supporto durante i momenti di difficoltà. Lavora con il bambino o l’adolescente con lo scopo di insegnargli a conoscere le emozioni e gestirle al meglio. Lo aiuta a sviluppare abilità sociali, relazionali, dandogli un aiuto per aumntare la tolleranza alla frustrazione o per imparare a fare scelte più serenamente.
Il lavoro dello psicologo può essere utile anche con i genitori. Li aiuta a utilizzare delle strategie diverse rispetto a quelle che sembrano non funzionare più. Così facendo si modifica la risposta del bambino, diminuendo il comportamento difficile.
In generale, quando si ha a che fare con le emozioni dei bambini, rivolgersi a uno psicologo potrebbe essere utile quando:
- le vecchie strategie educative non funzionano più,
- si è osservato un cambiamento nel bambino,
- si ha un dubbio su come aiutarlo,
- non si sa come gestire al meglio una situazione,
- a seguito dell’osservazione qualcosa ci risulta strano.
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