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Il post-laurea può a volte essere accompagnato da un periodo di crisi. L’uscita dall’università coincide con una fase nuova nel ciclo di vita di un giovane adulto, ormai non più studente: Giada Sera, psicologa del Centro Medico Vivavoce, illustra le difficoltà di questo momento di transizione e consiglia come affrontarlo al meglio.
La laurea è diventata un ulteriore rito di passaggio e, da quando gli studi universitari sono diventati sempre più diffusi, segna maggiormente la fase del ciclo di vita del giovane adulto. Questa fase, difficile da definire clinicamente con un modello teorico standard, è invece maggiormente riconosciuta sia a livello psicologico che sociologico.
Il giovane adulto è colui che transita verso l’età adulta raggiungendo una sempre più significativa autonomia, come quella lavorativa e abitativa. In questi anni, il ragazzo rischia di rimanere bloccato e non raggiungere alcune tappe evolutive.
Un fattore di rischio è la permanenza prolungata nella casa d’origine – dato particolarmente alto in Italia (Cavalli e Galland, 1996) – anche a causa delle condizioni socio-economiche attuali che rendono più difficile la stabilità lavorativa.
Durante il percorso universitario il ragazzo si concepisce ancora come studente e la sensazione e/o la necessità di autonomia non emergono in maniera preponderante. Al termine degli studi si percepisce nettamente l’uscita dal ruolo di studente e il desiderio di affermarsi con un nuovo ruolo. Tale passaggio può portare con sé una sensazione di smarrimento, disorientamento e vuoto.
In questo momento non solo il ragazzo desidera una maggior autonomia, ma questa viene richiesta – talvolta pretesa – dalla società, in primis genitori e familiari. Infatti, se durante l’università era concesso dedicarsi, esclusivamente o in parte, allo studio senza occuparsi di altri aspetti a quel punto viene richiesto di responsabilizzarsi.
Il disorientamento esperito in questo passaggio è determinato dal cambiamento di equilibri e abitudini.
Per tanti anni si è avuta una routine dettata dalle lezioni universitarie, dalle sessioni di esame e da una piena autonomia organizzativa: aspetti che nell’inserimento nel mondo lavorativo cambiano totalmente. Inoltre, spesso la formazione teorica universitaria e lo scarso orientamento concreto nella realtà lavorativa contribuiscono ad acuire il senso di smarrimento.
Tali cambiamenti e l’incertezza per il futuro portano a emozioni di ansia. L’ansia è un’emozione primaria e non va eliminata in quanto può sollecitare la ricerca e curiosità verso una soluzione (mandare cv, documentarsi su alcune realtà che non conoscevamo, ricercare cosa ci piacerebbe fare, chiedere informazioni, ideare progetti…).
L’ansia può essere accompagnata da altre emozioni, come la tristezza per la fine di un’esperienza o la colpa per alcuni errori o mancanze fatte nel percorso e molte altre ancora.
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Bibliografia:
Cavalli Alessandro, Galland Oliver, Senza fretta di crescere, Napoli, Liguori Editore (1996)
Lancini Matteo, Madeddu Fabio, Giovane adulto. La terza nascita, Milano, Raffaello Cortina Editori (2014)
Foto di Andrea Piacquadio da Pexels