PSICHE
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Conseguenza dell’emergenza sanitaria legata la coronavirus al fine di limitare il più possibile il contagio, la mascherina è entrata ormai a far parte del nostro vissuto quotidiano. Come ha cambiato il nostro modo di comunicare? Per chi balbetta questo rappresenta una difficoltà in più?
La comunicazione è un’esperienza comune e quotidiana, può essere definita come “lo scambio di messaggi tra due sistemi, tramite un canale e secondo un codice condiviso” (Treccani).
La peculiarità della comunicazione è il coinvolgimento di due sistemi e il loro influenzamento reciproco (Watzlawick, Pragamatica della comunicazione umana). Tale definizione suggerisce che noi comunichiamo costantemente anche quando siamo in silenzio. Pensiamo a qualcuno che si rifiuta di parlare o di rispondere alle nostre domande: ci sta comunicando un messaggio.
Questo ci permette di comprendere l’aspetto duplice della comunicazione:
Ogni avviso che produciamo comprende questi due aspetti, entrambi fondamentali per avere una comunicazione efficace.
Ad esempio, la risposta “Scusa” potrebbe cambiare significato se detta con tono costernato o – al contrario – se posta come interrogativo e in modo sarcastico con un’espressione sfidante.
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Data l’emergenza sanitaria la mascherina è entrata a far parte della nostra quotidianità. Non vediamo l’espressione dell’altro a seguito delle nostre affermazioni, fatichiamo maggiormente a cogliere il sorriso sul loro volto, poniamo più attenzione al messaggio verbale e alziamo il nostro tono di voce per essere maggiormente uditi.
Piccoli aspetti che però hanno un impatto sulla nostra comunicazione.
Chi soffre di balbuzie, ossia ha una disfluenza, tende a porre maggior attenzione alla comunicazione non verbale propria e altrui.
Tali aspetti possono essere uno strumento utile che li aiuta a potenziare e sostenere il messaggio verbale.
Se immaginiamo di avere difficoltà a rispondere a una domanda improvvisa o a salutare, un sorriso, un gesto con la testa o con il volto possono agevolare il messaggio che vogliamo mandare.
I ragazzi balbuzienti che frequentano il nostro centro hanno riportato esperienze e vissuti diversi. Vi è chi coglie un aspetto positivo in quanto percepisce di essere meno osservato “dietro” la mascherina con una conseguente diminuzione dell’ansia. Inoltre, la barriera sulla bocca potrebbe falsificare un balbettio dando la possibilità di ripetere il messaggio.
Altri invece riferiscono maggior disagio all’idea di dover ripetere quanto detto o di percepire una maggior attenzione a cosa si dice che aumenta la pressione comunicativa.
Il pensiero sottostante queste esperienze influenza il nostro vissuto emotivo. Ricordiamo che gli aspetti verbali e non verbali sono elementi indissolubili della comunicazione e che, nonostante vi sia una limitazione data dalla mascherina, è temporanea e limitata nel tempo.
Watzlawick Paul, Beavin Janet H., Jackson Don D., Pragmatica della comunicazione umana. Studio dei modelli interattivi, delle patologie e dei paradossi, Milano, Astrolabio Ubaldini (1971)
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