PILLOLE
Elena è ingegnere meccanico, ha 45 anni. Ed è una donna che balbetta. Una storia rara la sua, perché la balbuzie negli adulti, secondo le statistiche, preferisce gli uomini.
La convivenza di Elena con la sua fatica non è tra le più lunghe. «Ho iniziato a balbettare molto tardi. Quando dico che fino a prima dell’università parlavo perfettamente, tutti si stupiscono».
Fortunatamente, la balbuzie non ha impedito a Elena di realizzarsi professionalmente.
Non si è mai sentita discriminata sul lavoro: «La carriera – ci racconta – è arrivata lo stesso», prima che la balbuzie peggiorasse. «Negli ultimi anni – confessa – c’è stato un netto peggioramento. Le mie difficoltà principali riguardano l’ambito lavorativo. Tre anni fa ho cercato di cambiare lavoro. Parlavo malissimo e ho perso un sacco di opportunità dal punto di vista professionale».
Eppure, Elena di strada ne ha fatta. Oggi ha un’azienda, l’intraprendenza certamente non le manca. Nelle relazioni interpersonali non ha mai avuto grandi problemi.
«È il condizionamento il problema più grosso. Mi sono stancata di fare tanta fatica per qualsiasi cosa. Desidero tornare a fare ciò che facevo prima e farlo bene. Ad esempio parlare in pubblico. Ho sempre fatto molte presentazioni davanti alle persone.
Un condizionamento che investe tutti gli aspetti della vita quotidiana. Anche quelli più semplici che sembrano banali.
«Recentemente, diciamo negli ultimi due anni, le telefonate a clienti, fornitori e installatori erano diventate molto difficili. Ne facevo sempre meno e quindi perdevo l’abitudine. Avevo proprio paura di telefonare. Soprattutto se dovevo chiamare un cliente, magari un po’alterato, mi batteva il cuore a mille. Mi bloccavo subito e questo non favoriva certo il rapporto con lui».
Per chi balbetta, parlare al telefono è un’enorme fatica. Difficile da immaginare se non si hanno particolari difficoltà a comunicare.
Come tanti, Elena confessa: «Preferisco 100 volte parlare con le persone faccia a faccia piuttosto che al telefono. Al telefono manca il contatto visivo e tutta la comunicazione non verbale».
Parole che fanno riflettere su cosa possa significare non soffrire più di e per la balbuzie.
«Accorgermi che potevo farcela è stato un sollievo clamoroso», rivela Elena, nel pieno del lavoro di consolidamento parte del percorso rieducativo di Vivavoce Institute.
«Non considero ancora superata del tutto la mia balbuzie. Voglio migliorare ancora, tornare a parlare come parlavo prima. Soprattutto, voglio tornare a fare le stesse cose senza essere condizionata, senza avere paura e senza questo peggiorare di continuo».
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