Schema corporeo e immagine corporea: cosa sono?

Il termine schema corporeo definisce

una rappresentazione cognitiva della posizione e dell’estensione del corpo nello spazio e dell’organizzazione gerarchica dei singoli segmenti corporei, finalizzata principalmente all’organizzazione dell’azione nello spazio.

L’immagine corporea, invece, è

un costrutto multidimensionale caratterizzato dalle percezioni e dalle valutazioni dell’individuo in merito al proprio aspetto fisico, quindi la rappresentazione soggettiva che ogni persona ha del proprio corpo.

Schema corporeo e immagine corporea

Lo schema corporeo e l’immagine corporea sono termini che spiegano come il cervello riesca a creare una rappresentazione del corpo.

Il nostro sistema nervoso elabora e mette continuamente in relazione le informazioni che giungono dal nostro corpo. E vi sono organi deputati a renderci conto della posizione che stiamo assumendo nello spazio.

Può capitare, però, di assistere a scene in cui si vedono chiaramente le conseguenze di calcoli non troppo precisi. Ad esempio quando qualcuno fa cadere qualcosa nel riporlo perché non ha calcolato bene le distanze. Oppure, il tentativo di infilarsi in uno spazio troppo stretto perché convinti di poterci passare. Ancora, quanti di noi passando sotto una porta un po’ più bassa della norma hanno chinato il capo per paura di sbattere contro l’architrave?

Schema corporeo e immagine corporea: le differenze

Lo schema corporeo è legato al movimento e alle azioni, mentre l’immagine corporea è una rappresentazione percettiva delle proprietà del corpo. Essa è cioè l’immagine di come il corpo appare dall’esterno (dimensione, forma, colore). L’immagine corporea è inoltre un’informazione che richiede consapevolezza, cosa di cui non necessita lo schema corporeo.

Inoltre, lo schema corporeo è caratterizzato da una maggiore adattabilità dell’informazione. Se un braccio si muove nello spazio, è ovvio che le informazioni debbano essere adattabili, cambiando di continuo nel tempo. Al contrario, l’informazione dell’immagine corporea risulta più statica. La forma del nostro corpo, ad esempio non cambia così di frequente.

Schema corporeo e immagine corporea: quale legame?

Lo schema corporeo e l’immagine corporea sono tra loro indipendenti. É stato infatti rilevato che pazienti con lesioni cerebrali selettive sono in grado di eseguire movimenti in modo appropriato, ma senza consapevolezza dei loro movimenti e del loro corpo, e viceversa.

Ad esempio, i pazienti con agnosia visiva (un disturbo della percezione caratterizzato dal mancato riconoscimento di oggetti, persone, suoni, forme, odori già noti, in assenza di disturbi della memoria e in assenza di lesioni dei sistemi sensoriali elementari) non possono descrivere la forma, il colore, e l’aspetto di un oggetto che avevano di fronte. Tuttavia, ma se viene chiesto loro di effettuare un’azione diretta verso quello stesso oggetto, sono in grado di farlo.

Al contrario, pazienti affetti da atassia ottica (disturbo della coordinazione visiva che consiste in grossolani errori nel cercare di raggiungere un oggetto visto) sono in grado di dare giudizi sulla forma degli oggetti, ma non di effettuare un’azione su e verso di essi.

Schema corporeo e immagine corporea: implicazioni nella scoliosi

Schema corporeo e immagine corporea possono contribuire alla genesi di una patologia o, all’opposto, esserne interessati.

La scoliosi è una forma di dismorfismo che implica una complessa curvatura laterale e di rotazione della colonna vertebrale. È una patologia che ha un esordio in età prepuberale/adolescenziale. Il sistema nervoso centrale arriva alla maturazione grazie anche alla creazione di un’immagine del corpo e del suo movimento. Questa immagine assume un ruolo importante nel controllo degli input sensitivi in entrata, al fine di calibrare gli output motori. Il suo obiettivo è quello di comparare gli input in entrata e le risposte in uscita.

Uno schema corporeo distorto può essere implicato nello sviluppo della scoliosi. Infatti, è stato dimostrato come l’efficienza del sistema propriocettivo migliori l’utilizzo del corpo. Tutte le componenti della propriocezione vanno stimolate, sia quella incosciente sia quella cosciente, in quanto entrambe funzionali al controllo neuromotorio.

Il percorso da seguire è composto da esercitazioni per il senso di movimento, di posizione, di forza, per ottimizzare l’immagine corporea. La corretta rappresentazione di sé in rapporto al mondo esterno consente di interagire in modo funzionale e di consolidare pattern motori aderenti alle reali esigenze.

La capacità di percepire il corpo in ogni fase del suo movimento con consapevolezza crescente permette alla persona il riconoscimento dell’errore e la riproduzione corretta del gesto.

Schema corporeo e immagine corporea: il caso dell’arto fantasma

La sindrome dell’arto fantasma è una sensazione anomala di persistenza di un arto dopo la sua amputazione o dopo che questo sia diventato insensibile. La persona avverte la posizione dell’arto nonostante questo non ci sia più e avverte percezioni fastidiose e molto spesso dolorose.

Questa sensazione è assolutamente normale e che non rientra in nessun tipo di problema psichico. Ma è anche la dimostrazione dell’esistenza dello schema corporeo, che persiste nonostante dall’arto amputato non giungano più impulsi nervosi. In questi pazienti il ruolo della neuroriabilitazione risulta fondamentale nella gestione del dolore. Questo avviene attraverso esercizi atti a riorganizzare e riprogrammare le aree corticali e sottocorticali agendo sull’immagine motoria.

Schema corporeo e immagine corporea: in conclusione

Lo schema corporeo e l’immagine corporea  sono due concettualizzazioni associate ma allo stesso tempo distinte. Sono importanti in quanto ci permettono di relazionarci in modo continuo con l’ambiente che ci circonda.

La consapevolezza di quanto può essere rilevante una loro disfunzione nel provocare numerose patologie, fa comprendere l’importanza di un approccio riabilitativo che consideri questi fattori.

 

Fonti

Paillard, J. (ed) (1991), Knowing where and knowing how to get there, in J. Paillard (ed.) Brain and Space, Oxford University Press.

Picelli A, Negrini S, Zenorini A,  (2015), Do adolescents with idiopathic scoliosis have body schema disorders? A cross-sectional study, Journal of Back and Musculoskeletal Rehabilitation, vol. 29 (1) pp. 89-96.

Smania N., Picelli A., Romano M., Negrini S. (2008), Neurophysiological basis of rehabilitation of adolescent idiopathic scoliosis, Disability and Rehabilitation , vol. 30 (10) pp.763-71.

 

Mauro Monesi

Mauro Monesi

Fisioterapista

Laureato in Fisioterapia presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, ad oggi è fisioterapista presso Physioup Studio Professionale e presso il centro sanitario Arcobaleno ’85 di Roma. È assistente alla didattica per il Master “Riabilitazione dei disordini muscolo scheletrici” presso l’Università degli Studi di Genova.

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